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zarsi, in città e in villa. E si sollazzano a spese delle classi inculte. Trovatori, cantori e novellatori non sono più il privilegio delle castella e delle corti. L’allegria feudale si spande anche nelle case de’ ricchi borghesi, e i racconti e i piacevoli ragionamenti condiscono i loro piaceri, e in una forma spesso licenziosa e cinica. La licenza del linguaggio era il solletico dell’allegria.

Così venne una letteratura sensuale e motteggiatrice, profana e pagana. Le novelle e i romanzi tennero il campo. L’allegra vita della città si specchiava in forme liriche svelte e graziose, rispetti, strombotti, frottole, ballate e madrigali. D’allegra vita de’ campi avea pur le sue forme, le cacce e gl’idillii. L’anima di questa letteratura è lo spirito comico e il sentimento idillico.

La forma dello spirito comico è la caricatura penetrata di un’ironia maliziosa, ma non maligna. La forma idillica è la descrizione della bella natura penetrata di una molle sensualità. Traspare da tutta questa letteratura una certa quiete e tranquillità interiore, come di gente spensierata e soddisfatta.

Giovanni Boccaccio è il grande artista che apre questo mondo allegro della natura.

Il misticismo perisce, ma ben vendicato, traendosi appresso religione, moralità, patria, famiglia, ogni semplicità e dignità di vita. Vengono nuovi ideali: la voluttà idillica e l’allegria comica. Sono le due divinità della nuova letteratura.

Ma come l’antica letteratura vede i suoi ideali attraverso un involucro allegorico scolastico, così la nuova non può trovare sè stessa se non attraverso lo involucro del mondo greco-latino.

La vita del Boccaccio è in compendio la vita letteraria italiana, come si andrà sviluppando. Comincia scopritore instancabile di manoscritti, e tutto mitologia e storia greca e romana. Non è ancora un artista, è un