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suo, egli che ne è il mago. E tu ci stai dentro come incantato. L’autore non si distrae mai, non mette il capo fuori per fare una smorfia che provochi il riso, non tratta il suo argomento, come cosa frivola, e piglia e lascia e torna. Quella è la sua idea fissa, e lo incalza e lo tiene e tiraselo appresso, e non gli dà fiato, se non sia uscita tutta fuori. E tu non ti distrai, ti senti come dondolato deliziosamente nella tua contemplazione, nè il riso che talora ti coglie t’interrompe, chè subito ti ci rituffi entro e corri e corri, e il corso è finito, e tu corri ancora dolcemente naufragato. Ma non è il mondo orientale, dove l’immaginazione, quasi fatta ebbra dall’oppio, salta fremente dalle braccia dell’amore pe’ vasti campi dell’infinito e ti fa provare quel sentimento che dicesi voluttà e che è l’infinito nel senso, quel vago e indefinito e musicale che tra gli abbracciamenti ti rivela Dio. Questo è un mondo prettamente sensuale, chiuso e appagato in forme precise e rotonde, da cui niente è che ti stacchi e ti rapisca in alte regioni. Appunto perchè questi fiori non mandano profumi, e queste luci non gittano raggi, tu hai sensazioni e non sentimenti, immaginazione e non fantasia, sensualità e non voluttà. Il rêve scompare. L’estasi non tiene più assorti i tuoi sguardi. Hai trovato il tuo paradiso in quella realtà piena e attraente. Diresti che la carne in questo suo primo riapparire nel mondo ti si sveli nel suo tripudio tutta nuda, ed empia di lusinghe e di vezzi il tuo paradiso. Perciò la forma di questo paradiso è cinica, anche più dove un senso ironico di modestia è una civetteria che riaccende il senso.

Poichè la forma di questo mondo è la caricatura, uscita da una immaginazione abbondante, minuta disegnatrice, hai innanzi non punte e rialzi, ma l’oggetto intero nelle sue più fine gradazioni. Breve ne’ preliminari e nella dipintura astratta di personaggi, l’autore alza subito il sipario e ti trovi in piena azione che si movono e par-