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una delle sue forme più naturali, e la prima a comparire nell’arte dopo quella esplosione rudimentale di motti e di proverbi. Perchè il comico è il regno del finito e del senso, e le prime sue impressioni sono singolarizzate nelle minute pieghe degli oggetti, dove nel serio le prime impressioni ti danno allegorie e personificazioni, forme generalizzate nell’intelletto. Questa prima forma del comico è la caricatura.
La quale è la rappresentazione diretta dell’oggetto, fatta in modo che sia messo in vista il suo lato difettoso e ridicolo. Certo, basterebbe metterti sott’occhio il difetto e lasciarti indovinare tutto il resto. Un solo tratto di spirito illumina tutto il corpo e te lo presenta all’immaginazione. Ma il Boccaccio non se ne contenta, e come fa il pittore, ti disegna tutto il corpo, scegliendo e distribuendo in modo gli accessorii e i colori, che ne venga maggior luce sul lato difettoso. Di che nasce che il ridicolo non rimane isolato su quel punto, ma si spande su tutta l’immagine, di cui ciascuna parte concorre all’effetto, apparecchiando, graduando e producendo una specie di crescendo nella scuola del comico. Il riso, perchè vi sei ben preparato e disposto, di rado ti viene improvviso e irresistibile, come in quei brevi tratti che ti presentano rapporti inaspettati, anzi spesso più che riso è una gioia uguale che ti tiene in uno stato di pacata soddisfazione. Non ti senti eccitato; ti senti appagato. Non ridi, ma hai la faccia spianata e contenta, e ti si vede il riso sotto le guance, non tale però che debba per forza scattar fuori in quella forma contratta e convulsa. Il quale effetto nasce da questo che l’autore non ti presenta una serie di rapporti usciti dall’intelletto, ma una serie di forme uscite dall’immaginazione. E sono forme piene, carnose, togate, minutamente disegnate. L’autore come obbliato in questo mondo dell’immaginazione ha aria di non aggiungervi niente del