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Ravenna fummi albergo del mio esiglio;
Ed ella ha il corpo, e l’aima il sommo Padre,
Presso cui invidia non vince consiglio.

La stessa disparità tra le forme e il contenuto troviamo nella Fiammetta e nel Corbaccio o Laberinto d’amore. Sono due generi nuovi e pel contenuto affatto moderni. La Fiammetta è un romanzo intimo e psicologico, dove una giovane amata è abbandonata narra ella medesima la sua storia, rivelando con la più fina analisi le sue impressioni. Il Corbaccio è la satira del sesso femminile fatta dal vendicativo scrittore, canzonato da una donna. La scelta di questi argomenti è felicissimo. L’autore volge le spalle al medio evo e inizia la letteratura moderna. Di un mondo mistico-teologico-scolastico non è più alcun vestigio. Oramai tocchiamo terra: siamo in cospetto dell’uomo e della natura. Abbiamo una pagina di storia intima dell’anima umana, colta in una forma seria e diretta nella Fiammetta, in una forma negativa e satirica nel Corbaccio. La letteratura non è più trascendente, ma immanente, cioè a dire vede l’uomo e la natura in sè stessa, e non in forme estrinseche e separate, mitologiche e allegoriche. Ma il Boccaccio non sa trovare le forme convenienti a questo contenuto. Per rappresentarlo nella sua verità non aveva che a mettersi in immediata comunione con quello ed esprimere le sue impressioni così naturali e fresche come gli venivano. Ma s’accosta a questo mondo con l’animo preoccupato dall’erudizione, dalla storia, dalla mitologia e dalla rettorica, e lo vede, lo dipinge a traverso di queste forme. L’impressione giungendo nel suo spirito vi è immediatamente falsificata, nè si riconoscono più dietro a quel denso involucro, che se non è teologico-scolastico, è pur qualche cosa di più strano, è mitologico-rettorico. Nasce una nuova trascendenza, la cui radice non è nel naturale sviluppo del pensiero religioso e filosofico, come l’antico, ma nell’avviamento classico preso