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L’Intelligenzia, poema allegorico, pieno d’imitazioni e di contraffazioni, ha una perfezione di lingua e di stile, che mostra nell’ignoto autore un’anima delicata, innamorata, aperta alle bellezze della natura, e fa presumere a quale eccellenza di forma era giunto il volgare. C’è una descrizione della primavera, non nuova di concetti, ma piena di espressione e di soavità, come di chi ne ha il sentimento. E continua così:


Ed io stando presso a una fiumana
In un verziere all’ombra di un bel pino,
D’acqua viva aveavi una fontana
Intorneata di fior gelsomino
Sentia l’aire soave a tramontana:
Udia cantar gli augei in lor latino;
Allor sentio venir dal fino amore
Un raggio che passò dentro dal core,
Come la luce che appare al mattimo.


E descrive così la sua donna:


Guardai le sue fattezze delicate,
Che nella fronte par la stella Diana,
Tant’è d’oltremirabile beltate,
E nell’aspetto sì dolce ed umana!
Bianca e vermiglia di maggior clartate
Che color di cristallo o fior di grana:
La bocca picciolella ed aulorosa,
La gola fresca e bianca più che rosa,
La parladura sua soave e piana.
Le bionde trecce e i begli occhi amorosi,
Che stanno in sì salutevole loco,
Quando li volge, son sì dilettosi,
Che il cor mi strugge come cera foco,
Quando spande li sguardi gaudiosi,
Par che il mondo si allegri e faccia gioco.


Qui ci è un vero entusiasmo, lirico il sentimento della

 De Sanctis ― Lett. Ital. Vol. I 2