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fuoco; gli affetti hanno dolci e temperati, il desiderio puro d’inquietudine e d’impazienza. Ne nasce un mondo idillico, che ricorda l’età dell’oro, dove tutto è pace e affetto, e dove si manifestano con effusione le pure gioie dell’arte, i dolci sentimenti dell’amicizia. In questo mondo di pitture e scolture Dante si è coronato di artisti: Casella, Sordello, Guido Guinicelli, Buonagiunta da Lucca, Arnaldo Daniello, Oderisi, Stazio, e ne ha cavato episodii commoventi, che fanno vibrare le fibre più delicate del cuore umano. Ricorderò il suo incontro con Casella, e il ritratto di Sordello, e i cari ragionamenti dell’arte con Guinicelli e Buonagiunta, l’incontro di Stazio e Virgilio. È un lato della vita nuova, pur così vero in tempi che la vita intima della famiglia, dell’arte e dell’amicizia era un rifugio e quasi un asilo fra le tempeste della vita pubblica. Come tocca il core l’amicizia di Dante e di Forese, fratello di Corso Donati, il principale nemico di Dante, e quel domandar ch’egli fa di Piccarda! I movimenti improvvisi dell’affetto e della maraviglia sono colti con tanta felicità che rimangono anche oggi vivi nel popolo, come è l’O lungo e roco delle anime che veggon l’ombra di Dante, o il paragone delle pecorelle, e la calma di Sordello a guisa di leon quando si posa, mutata subito in un sì vivace impeto di affetto, e Stazio che corre incontro a Virgilio per abbracciarlo, obliando di essere un’ombra, e il cerchio dell’anime intorno a Dante, quasi obliando d’ire a farsi belle, e Casella che se ne spicca e si gitta tra le braccia di Dante:

O ombre vane, fuor che nell’aspetto!
Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
E tante mi tornai con esse al petto.

Questa intimità, questo tenere nel cuore un cantuccio chiuso al mondo, riservato alla famiglia, agli amici, all’arte, alla natura, quasi tempio domestico, impenetrabile