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con forme e lineamenti fissati, così come era concepita ne’ libri di cavalleria. Tutte le donne sono simili. E così gli uomini: tutti sono il cavaliere, con sentimenti fattizii e attinti da’ libri. Ma il movimento si formò negli strati superiori della società, e non penetrò molto addentro nel popolo, e non durò. Forse, se la Casa Sveva avesse avuto il di sopra, questa vita cavalleresca e feudale sarebbe divenuta italiana. Ma la caduta di Casa Sveva e la vittoria de’ Comuni nell’Italia centrale fecero della cavalleria un mondo fantastico, simile a quel favoleggiare di Roma, di Fiesole e di Troja.

Essendo idee, sentimenti e immagini una merce bella e fatta, non trovate e non lavorate da noi, si trovano messe lì, come tolto di peso, con manifesto contrasto tra la forma ancor rozza e i concetti peregrini o raffinati. Sono concetti scompagnati dal sentimento che li produsse, e che non generano alcuna impressione. Quando vengono sotto la penna, il cervello e il cuore sono tranquilli. Il poeta dice che amore lo fa trovare, lo rende un trovatore; ma è un amore, come lo trova scritto nel codice e ne’ testi, nè ti è dato sentire ne’ suoi versi una tragedia sua, le sue agitazioni. Le reminiscenze, le idee di voga gli tengono luogo d’ispirazione. Sono migliaia di poesie, tutte di un contenuto e di un colore, così somiglianti che spesso sei impacciato a dire il tempo e l’autore del canto, ove ne’ codici sia discordanza o silenzio: ciò che non di rado accade. La poesia non è una prepotente effusione dell’anima, ma una distrazione, un sollazzo, un diporto, una moda, una galanteria. È un passatempo, come erano le corti di amore, è la gaia scienza, un modo di passarsela allegramente, e acquistarsi facile riputazione di spirito e di coltura, facendo sfoggio della dottrina d’amore; e chi più mostrava saperne, era più ammirato. Invano cerchi ne’ canti di Federigo, di Enzo, di Manfredi, di Pier delle Vigne le preoccupazioni o le