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legioni angeliche e sataniche, che riempiono l’intervallo tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e Satana. E la storia del bene e del male che si sviluppa nella nostra anima, un progressivo indiarsi o indemoniarsi. Diversi di nomi e di forme secondo le religioni e le civiltà, i demonii hanno per base i diversi gradi del male, e per forma il gigantesco e il mostruoso, il puro terrestre, il bestiale giunto all’umano, e spesso preponderante, come nella sfinge, nella chimera, in Cerbero. Il demonio di Dante non ha più la sua storia, come in terra, spirito tentatore accanto all’uomo e ribelle e rivale di Dio. Qui è immobilizzato come l’uomo, la sua storia è finita; cosa gli resta? Soffrire e far soffrire, vittima e carnefice a un tempo, simbolo esso stesso e immagine del peccato che flagella nell’uomo. Il Satana di Milton e Mefistofele, che combattono contro di Dio e contro l’uomo, erano compiute persone poetiche. Altra è qui la situazione e altro è il demonio. Esso è il vinto di Dio, e meno che uomo, perchè non è dell’uomo, che una sua parte sola, il peccato. È piuttosto tipo, specie, simbolo, che persona. È il più basso gradino nella scala degli esseri spirituali, lo spirito tra l’umano e il bestiale, in cui l’intelletto è ancora istinto e la volontà è ancora appetito. Figure vive e mobili della colpa ma figure, semplice esteriorità: non carattere, non passione, non intelligenza, non volontà. Fra gl’incontinenti e i violenti il demonio è tragico e serio; è azione mimica e tutta esterna, passione tradotta in moti e gesti, senza la parola, salvo brevi imprecazioni. La natura ti dà figura e colore: qui la figura si muove, e il colore si anima, è la figura in azione. Il poeta ha scossa la polvere dalle antiche forme pagane, e le ha rifatte e rinnovate. Come a costruire il suo inferno toglie alla terra le sue forme, e strappandole dal circolo loro assegnato le compon diversamente e ti crea una nuova natura; così ad esprimere lo spirito toglie