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rispondenti alle tre grandi categorie del delitto: la incontinenza e violenza, la malizia, e la fredda premeditazione. Ciascuna di queste categorie si divide in generi e specie, in cerchi e gironi. Il concetto etico di questa scala de’ delitti è che dove è più ingiuria, è più colpa, e l’ingiuria non è tanto nel fatto quanto nell’intenzione. Perciò la malizia e la frode è più colpevole della incontinenza e violenza, e la fredda premeditazione de’ traditori è più colpevole della malizia. Indi la storica evoluzione dell’inferno dove da’ meno colpevoli, gl’incontinenti, si passa alla città di Dite, sede de’ violenti, e poi si scende in Malebolge, e di là nel pozzo dei traditori. Questo è l’inferno scientifico o etico. Ma non è ancora l’inferno poetico.

La poesia dee voltare questo mondo intellettuale in natura vivente. L’ordine scientifico presenta una serie di concetti astratti, il poetico una serie di figure, di fatti, e d’individui: il primo una serie di delitti, il secondo una serie non solo d’individui colpevoli, ma di tali e tali individui. Dividere in categorie significa considerare in un gruppo d’individui non quello che ciascuno ha di proprio, ma quello che ha di comune col gruppo a cui appartiene. Così una classificazione è possibile, una esatta riduzione a generi e specie. Ma la poesia ritorna l’individuo nella sua libera personalità, e lo considera non come essere morale, ma come forza viva e operante. E più in lui è vita, più è poesia. Perciò, se l’inferno, come mondo etico, è il successivo incattivirsi dello spirito, sì che alla violenza, comune all’uomo, e all’animale, succede la malizia, male proprio dell’uomo, e alla malizia la fredda premeditazione, questo concetto poeticamente rimane ozioso e non serve che alla sola classificazione. Come natura vivente o come forma, l’inferno è la morte progressiva della natura, la vita è il moto che manca a poco a poco sino alla compiuta immobilità, alla materia