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tiene tutti quei mondi in sè. È il mondo universale del medio evo realizzato dall’arte.

Questa immensa materia si forma e si sviluppa secondo il concetto in tre mondi, de’ quali l’inferno e il paradiso sono le due forze in antagonismo, carne e spirito, odio e amore, e il purgatorio è il termine medio o di passaggio: tre mondi, dei quali la letteratura non offriva che povere e rozze indicazioni, e che escono dalla fantasia dantesca vivi e compiuti.

L’inferno è il regno del male, la morte dell’anima e il dominio della carne, il caos; esteticamente è il brutto.

Dicesi che il brutto non sia materia d’arte, e che l’arte sia rappresentazione del bello. Ma è arte tutto ciò che vive e niente è nella natura che non possa essere nell’arte. Non è arte quello solo che ha forma difettiva o in sè contraddittoria, cioè l’informe o il deforme o il difforme: e perciò non è arte il confuso, l’incoerente, il dissonante, il manierato, il concettoso, l’allegorico, l’astratto, il generale, il particolare: tutto questo non è vivo, è abbozzo o aborto d’artisti impotenti. L’altro, bello o brutto che si chiami in natura, esteticamente è sempre bello.

In natura il brutto è la materia abbandonata a’ suoi istinti, senza freno di ragione: e ne nasce una vita che ripugna alla coscienza morale e al senso estetico. Alla sua vista il poeta vede negata la sua coscienza, negato sè stesso, e perciò lo concepisce come brutto e gli dice: tu sei brutto. Più il suo senso morale ed estetico è sviluppato, e più la sua impressione è gagliarda, più lo vede vivo e vero innanzi all’immaginazione. Perciò non pensa a palliarlo, e tanto meno ad abbellirlo, anzi lo pone in evidenza e lo ritrae coi suoi proprii colori.

Il brutto è elemento necessario così nella natura, come nell’arte; perchè la vita è generata appunto da questa contraddizione tra il vero e il falso, il bene e il male,