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sono che frammenti, il poema sacro, l’eterna geometria e l’eterna logica della creazione incarnata ne’ tre mondi cristiani, la città di Dio, dove si riflette la città dell’uomo in tutta la sua realtà del tal luogo e del tal tempo, la sfera immobile del mondo teologico, entro di cui si movono tempestosamente tutte le passioni umane.

L’idea che anima la vasta mole e genera la sua vita e il suo sviluppo, è il concetto di salvazione, la via che conduce l’anima dal male al bene, dall’errore al vero, dall’anarchia alla legge, dal moltiplice all’uno. È il concetto cristiano e moderno dell’unità di Dio sostituita alla pluralità pagana. Questo concetto se fosse solo un di fuori, spiegato nella sua astrattezza dottrinale come pensiero, o rappresentato in forma allegorica, come figurato, non basterebbe a generare un’opera d’arte. Ma qui è non solo il di fuori, ma il di dentro, non solo il significato e la scienza di quel mondo, opera di filosofo e di critico, ma principio attivo, com’è nell’uomo e nella natura, che costruisce e forma quel mondo, e gli dà una storia e uno sviluppo. Questo principio attivo se nella sua astrattezza si può chiamare il vero o il bene, o la virtù o la legge, come realtà viva e operosa, è lo spirito, che ha per suo contrario la materia o la carne, dove sta come in una prigione o in un vasello da cui si sforza di uscire. La vita è perciò un antagonismo, una battaglia tra lo spirito e la carne, tra Dio e il demonio. E la sua storia è la progressiva vittoria dello spirito, la costui consapevolezza e libertà sotto le forme in cui vive, il suo successivo assottigliarsi e scorporarsi e idealizzarsi sino a Dio, assoluto spirito, la Verità, la Bontà, l’Unità, l’ultimo Ideale. Il concetto dantesco, lo spirito che abita per entro al suo mondo, è dunque la progressiva dissoluzione delle forme, un costante salire di carne a spirito, l’emancipazione della materia e del senso mediante l’espiazione e il dolore, la collisione tra il satanico e il di-