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Cotesto arri non ci misi io. Ma gli si potrebbe rispondere: vostra colpa: perchè non siete stato più chiaro? Ci avete promessa un’allegoria: perchè non ci avete data un’allegoria? La vostra figura non risponde appuntino al figurato: perchè l’avete fatta sì bella? perchè le avete data tanta realtà? In tanta ricchezza di particolari dove o come trovare l’allegoria? E qual maraviglia che la stessa figura significhi una per me e una per voi? qual maraviglia che nella stessa figura si trovi di che provare la verità di tre o quattro interpretazioni? E ci fosse solo un senso! Ma ci fate sapere che oltre all’allegorico, ci è il senso morale e l’analogico: dove trovare il bandolo? I vostri ascetici gridano che il corpo è un velo dello spirito: ma il peccatore fa di cappello allo spirito e adora la carne. E anche voi gridate, che i versi sono un velo della dottrina; e come il peccatore, piantate lì il figurato, e correte appresso alla figura, e la fate così impolpata, così corpulenta, che è un velo denso e fitto, di là dal quale non si vede nulla, e perciò si vede tutto, quello che intendete voi e quello che intendiamo noi. Se dunque la vostra allegoria è come l’ombra di Banco messa tra voi e noi che ci toglie la vostra vista, se il vostro poema è divenuto un immenso geroglifico, un mondo ignoto, alla cui scoperta si son messi infruttuosamente molti Colombi, di chi è la colpa? Non forse della vostra poca logica, che altro intendete e altro fate? Rimproveri che sono un elogio.

Così è. Dante è stato illogico; ha fatto altra cosa che non intendeva. Ciascuno è quello che è, anche a suo dispetto, anche volendo essere un altro. Dante è poeta e avviluppato in combinazioni astratte, trova mille aperture per farvi penetrare l’aria e la luce. Tratto ad una falsa concezione dal mezzo de’ tempi, valica l’argomento e si trova in un mondo di puri concetti, e fa di questi la sua intenzione e si tira appresso tutta la realtà e ne