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deva Bonifazio VIII, il papa è superiore all’imperatore. «Il potere spirituale, dic’egli, ha il diritto d’instituire il potere temporale, e di giudicarlo, se non è buono. E chi resiste, resiste all’ordine stesso di Dio, a meno ch’egli non immagini, come i Manichei, due principii, ciò che sentenziammo errore ed eresia. Adunque ogni uomo dee essere sottoposto al pontefice romano, e noi dichiariamo che questa sottomissione è necessaria per la salute dell’anima.»

Filosofia chiara, semplice, popolare, irresistibile per il carattere indiscusso delle premesse consentite da tutti e per l’evidenza delle conseguenze. Quando lo spirito era il sostanziale e il corpo in sè stesso era il peccato, e non valea se non come apparenza o organo dello spirito, cos’altro potevano essere i re e gl’Imperatori, che erano il potere temporale, se non gl’investiti dal Papa, gli esecutori della sua volontà? I guelfi, che, salve le franchigie comunali, ammettevano premesse e conseguenze, erano detti la parte di santa chiesa.

Dante ammetteva le premesse, e per fuggire alla conseguenza suppone che spirito e materia fossero ciascuno con sua vita propria, senza ingerenza nell’altro, e da questa ipotesi deduce l’indipendenza de’ due poteri, amendue organo di Dio sulla terra, di dritto divino, con gli stessi privilegi, due soli, che indirizzano l’uomo, l’uno per la via di Dio, l’altro per la via del mondo, l’uno per la celeste, l’altro per la terrena felicità. Perciò il Papa non può unire i due reggimenti in sè, congiungere il pastorale e la spada; anzi come vero servo di Dio e immagine di Cristo, dee dispregiare i beni e le cure di questo mondo, e lasciare a Cesare ciò che è di Cesare. L’imperatore dal suo canto dee usar riverenza al Papa, appunto per la preminenza dello spirito sul corpo; e poichè il popolo è corrotto e usurpatore, e la società è viziosa e anarchica, il suo uffizio è di ridurre il mondo