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di Aristotile, fatta da un tal Taddeo, celebre medico, nominato l’Ippocratista. Bisogna vedere quante sottili ragioni adduce Dante per scusarsi di scrivere in volgare. Celebra il latino, come perpetuo e non corruttibile, e perchè molte cose manifesta concepute nella mente, che il volgare non può, e perchè il volgare seguita uso e il latino arte: onde il latino è più bello, più virtuoso e più nobile. Ma appunto per questo il comento latino non sarebbe stato suggetto alle canzoni scritte in volgare, ma sovrano, e il comento per sua natura è servo e non signore, e dee ubbidire e non comandare. Ora il latino non può ubbidire, perchè comandatore e sovrano del volgare. Oltrechè, come può il latino comentare il volgare, non conoscendo il volgare? E che il latino non è conoscente del volgare, si vede: chè uno abituato di latino non distingue, s’egli è d’Italia, lo volgare provenzale dal tedesco. Ecco le opinioni, le forme e le sottigliezze della scuola. Questa novità di scrivere di scienza in volgare, che è come dare a’ convitati biado e non formento, gli pare così grande che a difendersene spende otto capitoli, modello di barbarie scolastica. Lasciando stare le sottigliezze, la sostanza è questa, ch’egli usa il volgare di sì, perchè loquela propria, e de’ suoi generanti e suo introducitore nello studio del latino, e perciò nella via di scienza che è l’ultima perfezione. Scrisse in volgare le rime, il volgare usò deliberando, interpretando e quistionando: dal principio della vita ebbe con esso benivolenza e conversazione; il volgare è l’amico suo, dal quale non si sa dividere. Coloro fanno vile lo parlare italico e prezioso quello di Provenza, che per iscusarsi del non dire o dire male accusano e incolpano la materia, cioè lo volgare proprio. La plebe, o come dice egli, le popolari persone cadono nella fossa di questa falsa opinione per poca discrezione: per che incontra che molte volte gridano: Viva la loro morte e Muoia la