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Un rimedio gli è suggerito da frate Benedetto: Fate fare processione, e del pericolo cesserà gran parte. E Dino fece la processione, e molti lo schernirono, dicendo che meglio era arrotare i ferri. E Dino conchiude, parlando di sè e de’ colleghi: niente giovò, perchè usarono modi pacifici, e voleano essere repenti e forti. Niente vale l’umiltà contro la grande malizia.

Tutto ti è messo sott’occhio, come in una rappresentazione drammatica. Vedi i Neri in istrada, corrompere, far gente, mostrar la loro potenza. Diceano:

«Noi abbiamo un signore in casa, il papa è nostro protettore; gli avversarii nostri non sono guerniti nè da guerra, nè da pace; danari non hanno; i soldati non sono pagati.»

E misero in ordine tutto ciò che a guerra bisognava, invitati molti villani d’attorno e tutti gli sbanditi. I Neri si armavano; i Bianchi no, perchè era contro la legge, e Dino minacciava di punirli. E ora che scrive a scolparsi nota che fu per avarizia, perchè fece dire a’ Cerchi: Fornitevi, e ditelo agli amici vostri.

I Neri, conoscendo i nemici loro vili e che aveano perduto il vigore, vengono a’ ferri. I Medici lasciano per morto Orlandi, un valoroso popolano. Si grida a’ Priori: voi siete traditi, armatevi.

Ecco finalmente sventolare sulle finestre il gonfalone di giustizia. Molti vanno nascosamente dal lato di parte nera. Ma traggono alla Signoria i soldati che non erano corrotti, e altre genti, e amici a piè e a cavallo. Era il momento di operare con vigore. Ma i Signori non usi a guerra erano occupati da molti che voleano essere uditi, e in poco stante si fe’ notte. Il podestà non si fe’ vivo. Il capitano non si mosse, come uomo più atto a riposo e a pace che a guerra. La raunata gente non consigliò. Il giorno finì: e non si concluse nulla,