o sospesi per le unghie in mezzo al zolfo, o menati e rapiti da velocissime ruote di fuoco simili a cerchi rosseggianti, o infissi a spiedi giganteschi che i demonii irrugiadano da’ metalli fusi, ecco la realtà delle visioni, rappresentata co’ più vivi colori. I tre monaci che si mettono in viaggio per iscoprire il paradiso terrestre, dopo quaranta giorni di cammino attraversano l’inferno. «E veggono un lago grandissimo pieno di serpenti che tutti pareano che gittassero fuoco, e odono voci uscire di quel lago e stridere, come di mirabili popoli che piagnessero e urlassero. E pervenuti che sono fra due monti altissimi, appare loro un uomo di statura in lunghezza bene di cento cubiti incatenato con quattro catene, e due delle quali eran confitte nell’un monte e l’altre due nell’altro; e tutto intorno a lui era fuoco, e gridava sì fortemente che si udiva bene quaranta miglia da lungi. E vengono in un luogo molto profondo e orribile e scoglioso e aspro, nel quale vedono una femmina nuda laidissima e scapigliata in volto e compresa tutta da un dragone grandissimo, e quando ella volea aprire la bocca per parlare o per gridare, quel dragone le mettea il capo in bocca e mordeale crudelmente la lingua; e i capelli di quella femmina erano grandi infino a terra». Nella vita di Santa Margherita si trova questa pittura del dragone: «Vide uscire un dragone crudelissimo e orribile con isvariati colori, e la barba e i capelli pareano d’oro, e i denti suoi parevano di ferro, e gli occhi acuti e lucenti come fuoco acceso, e colla bocca aperta menava la lingua, e parea che per le mani e per la bocca gittasse fuoco, e puzzo gittava di zolfo». Tra le visioni è celebre il Purgatorio di San Patrizio di Frate Alberico, e quella d’Ildebrando, poi Gregorio VII, che predicando innanzi a Papa Niccolò III narra di un Conte ricco, e insieme onesto, ciò che è proprio un miracolo in questa gente, egli dice. Questo Conte morto dieci anni innanzi