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Guardami un po’ s’io sono un bel vecchiardo,
E per antichità tutto canuto,
Nell’operar son giovane e gagliardo,
A ricordar l’ingiuria molto astuto,
Nel mio discorrer non son pigro o tardo,
Conosco tutte le persone al fiuto;
Subito che tu pigli qualche sdegno,
In un momento io vi fo su disegno.
La Carità ti esorta a perdonare,
Ed io ti dico: non lo voler fare.
Il perdonar vien da poltroneria
E d’animo ch’è pien di debolezza;
E chi t’ingiuria e dice villania,
Quando che tu sopporti, e’ vi si avvezza:
Prendigli il cambio a ognun, sia chi si sia,
Mettigli al collo una grossa cavezza,
Non lasciar mai la vendetta a chi resta,
E a chi fosse, dàgli in su la testa.
Io venni qui con una spada in mano
Per istar teco e messimi l’elmetto,
Io son del Satanasso capitano,
Ottengo volentier quel ch’io prometto:
Quand’io veggo per terra il sangue umano,
Mi genera a vederlo un gran diletto,
E tengo sempre il mio caval sellato
Per esser presto presto in ogni lato.
O quante brighe, o quante occisioni
Son per me fatte in città e in castella:
Ho buon affar nelle religioni,
Me ne vo pe’ Conventi in ogni cella,
Metto l’un l’altro in gran divisioni,
Facendo mormorar di chi favella,
Poi mi metto in cammino e in poche ore
Mi trovo in corte di qualche signore.

L’ultima battaglia è tra il senso o la sensualità e la Ragione. L’anima pregando si sente sopraffatta dal corpo: