i quali messi in opra per mezzo de’ succhj servivano a tener unite le tavole, e con piastre di piombo venivano al legno inserrati col sottoporvi pece e pezzi di lino. Lavorata in tal guisa la parte esteriore della nave, si diede mano all’interna. Venti ordini di remi erano in essa nave con tre entrate, di cui la più bassa portava nella savorra, ed in essa scendevasi per molte scale, l’altra presentavasi a quelli, che andar volevano negli appartamenti più famigliari, e l’ultima estendevasi nei quartieri dei soldati. Ad un fianco ed all’altro dell’entrata di mezzo erano trenta camere famigliari, e cadauna di queste era fornita di quattro letti. Nel logo ai marinaj destinato n’erano quindici con tre talami per gli ammogliati, fornita ognuna di tre letti, la cucina de’ quali era verso la poppa. Il pavimento di quanto abbiamo riferito era formato di picciole pietre quadrate e diverse, le quali rappresentavano al vivo tutta la favolosa guerra di Troja, essendo l’artifizio in ogni cosa maraviglioso e per la struttura e per la copertura e per le porte e per le finestre. Nell’ingresso poi superiore era il luogo de’ pubblici esercizj, ed alcuni passeggi, che corrispondevano alla grandezza di questa nave. Tra questi v’era situata con maraviglia ogni sorta di giardini, i quali per mezzo di canali di terra o pur di piombo comunicavano all’intorno l’acqua alle piante. V’erano in oltre certi Teatri formati d’ellera bianca e di viti, le cui radici venivano nodrite in vasi pieni di terra, i quali adaquavansi non meno che gli orti. Questi teatri coprivano, e recavano l’ombra ai suddetti passeggi. Anche per i piaceri di Venere eravi un lupanare costrutto, e questo ornato di tre letti col pavimento d’agata, e di altre bellissime gemme, quante potevansi ritrovare in Sicilia. Erano le muraglie non men che il coperto di cipresso, le porte d’avorio, e di cedro Atlantico, ed il tutto ornato oltre ogni credere di pitture, di statue, e di varii bicchieri. Vicina a questo era una sala con cinque letti, le pareti della quale erano di bosso, non men che le porte, ed in questa era la libreria, e nella sommità un orologio fatto ad imitazione di quello solare, che fu già in Acradina (così chiamavasi una parte di Siracusa). Eravi ancora un bagno con tre caldaje di rame, e tre letti, ed un gran vaso da lavarsi di marmo di Taormina [Città di Sicilia] di vario colore, della tenuta di cinque metrete [cioè della tenuta di 540 libbre circa di acqua]. Fabbricate pur furono molte stanze per i passaggieri, e per i custodi della sentina, e separate da questi v’erano da una parte