Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/94


Parte II. 55

XVIII.

Altre scoperte del medesimo.

Uomo di sottile ed elevato ingegno tutto volgeasi Archimede alla contemplazione e allo scoprimento delle più astruse e difficili verità, che le Matematiche ne possono offerire, e niuna sensibil pruova avrebbe egli forse data del suo sapere, se i comandi del Re Gerone e l’assedio della sua patria non lo avesser costretto a porre in pratica ciò, che finallora solo speculativamente aveva appreso e dimostrato. I libri, che di lui ci rimangono, ne sono un chiaro argomento. Noi vi veggiamo la celebre sua discoperta della proporzione, che ha la sfera al cilindro: scoperta, di cui egli compiacquesi tanto, che volle che queste due figure fossero sul suo sepolcro scolpite, e tutto ne formassero l’onorevole elogio, migliore certo d’assai, che non quelle pompose iscrizioni, le quali spesso cercano, ma inutilmente, d’imporre alla troppo accorta posterità. Vi veggiam parimenti le osservazioni da lui fatte sulle conoidi e le sferoidi, le ricerche sulla misura del circolo e sulla quadratura della parabola, ed altre somiglianti, colle quali, come osserva il Montucla1, fu egli il primo tra’ Matematici, che giungesse a determinare a un dipresso la misura del circolo, su cui già da tanto tempo aveano i più antichi speculato e disputato inutilmente. Anzi che l’Algebra ancora fosse da Archimede usata, egli è sentimento del Barrow, del Wallis, e di altri moderni Matematici allegati da Mr. Dutens2. Tutte queste profonde ricerche fecero per l’addietro, e fanno anche al presente considerare Archimede come uno de’ primi Istitutori, per così dire, delle Matematiche scienze. Egli è vero, che i moderni, lasciate le vie intricate e spinose, per cui avvolgendosi Archimede giunse a tali scoperte, altre più facili e più brevi ne han ritrovato. Ma ciò nulla dee toglier di lode a chi il primo cominciò a spianar loro il sentiero; e a lui debbono i posteri, se più facilmente e più presto, ch’egli non fece, vi possono pervenire. Certo il Wallis ottimo giudice in tali materie non temè di onorare Archimede di un tale elogio: Vir stupendæ sagacitatis, qui prima fundamenta posuit inventionum fere omnium, de quibus promovendis ætas nostra gloriatur3.


  1. Hist. de la Quadrat. du Cercle p. 29. V. etiam Dutens t. II p. 133 &c.
  2. T. II p. 152.
  3. Ap. Montucla Hist. des Mathem. t. I p. 233.