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oltre un Timagene Scrittor di Storie caro prima ad Augusto, di cui avea scritte le geste, poscia venutogli in odio per la soverchia libertà del suo favellare, e ciò non ostante protetto ed amato da Asinio Pollione, di cui parlano Seneca il Filosofo6 e il Retore7 , e un Eliodoro Retore detto da Orazio il più dotto tra’ Greci8 . Ma se tutti gli Storici e gli altri Scrittori Greci, che a questi tempi furono in Roma, e le cui opere son perite, io volessi qui annoverare, ella sarebbe cosa di non breve lavoro, e aliena ancora dal mio argomento; che degli eruditi stranieri, che vi fecer dimora, debbo parlare sol quanto basta ad intendere il fiorente stato, in cui era allora la Romana Letteratura. Il poco, che qui ne abbiamo accennato, e le molte cose, che abbiamo sparsamente qua e là toccate parlando de’ Filosofi, degli Oratori, de’ Medici, de’ Gramatici, e degli eruditi di qualunque altra maniera, di cui a quel tempo abbondò Roma, ci fa conoscere abbastanza, ch’era essa allora il centro di tutta la Letteratura; che quanti vi erano in qualunque ancor lontano paese uomini dotti, vi fissavano volentieri la lor dimora; e che i 223 Romani deposta finalmente quella rozza alterigia, con cui, essendo essi barbari quasi al par dell’altre nazioni, tutte le altre nondimeno miravano non altrimenti che barbare in lor confronto, avean appreso ad avere in pregio ancor gli stranieri; e che mostravano palesemente di esser persuasi, che non alla patria ma alla virtù e al sapere si dee la stima e l’onore. In tal maniera gli eruditi Greci, che stavano in Roma, vi eran tenuti in quel pregio, che alla lor dottrina si conveniva, ed essi insieme giovavano maravigliosamente ad avvivare sempre ne’ Romani quell’ardor per gli studj, da cui eran compresi. Note

1
 Cic. Tusc. Quæst. l. II n. 25; Plut. in ejus Vita.
2
 Plut. in Antonio.
3
 V. Memoir. de l’Acad. des Inscr. t. VI.
4
 In Præfat.
5
 V. Photii Biblioth. n. 83.
6
 De Ira l. III c. XXIII & ep. XCI.
7
 Controv. XXXIV.
8
 Satyr. l. I Sat. V.