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ndo alcuni interpreti, all’occasione di un figlio a lui nato scrisse la quarta delle sue Egloghe. Alla gloria Letteraria congiunse la militare, e celebre si rendette nella guerra della Dalmazia, da cui tornando ebbe l’onor del trionfo43. Ma ciò, che forse gli acquistò maggior gloria, fu l’uso, che delle spoglie in guerra raccolte egli fece; poiché impiegolle alla fabbrica di un magnifico Atrio presso il tempio della Libertà, a cui una copiosa Biblioteca aggiunse di libri Greci e Latini. Ch’egli fosse il primo ad aprire in Roma una pubblica Biblioteca, chiaramente lo afferma Plinio44
- Pollionis hoc Romæ
inventum, qui primus Bibliothecam dicando, ingenia hominum rem publicam fecit. E lo stesso avea egli già detto prima45 colle parole da noi sopra allegate: In Bibliotheca, quæ prima in orbe ab Asinio Pollione ex manubiis publicata Romæ est. Nel qual luogo però sembra strano, che Plinio non abbia avute presenti al pensiero le Biblioteche de’ Re di Egitto e di Pergamo tanto più antiche, e delle quali fa menzione egli stesso dopo il passo da noi in primo luogo allegato. Il P. Harduino ne esce in breve col dire46, che private eran esse e non pubbliche. Ma a chi mai potrà egli persuaderlo? Tutti gli Storici antichi, che di queste Biblioteche ragionano, e di quella d’Alessandria singolarmente, dicono che il desiderio di veder coltivati gli studj mosse que’ Principi a formarle, e il severo Seneca vi aggiugne ancora il desiderio di comparire possenti e magnifici47. Ma qualunque si fosse di questi due motivi, che tal pensiero suggerisse a que’ Sovrani, non avrebbon essi ottenuto l’intento loro, se private e non pubbliche fossero state queste Biblioteche. Ma non giova il trattenersi a provar lungamente una cosa, che è per sé stessa troppo chiara e palese. Potrebbe dirsi, che ove si legge nel testo di Plinio in Orbe dovesse leggersi in Urbe; ma se così avesse egli scritto, non avrebbe soggiunto poco dopo la voce Romæ, che significa lo stesso. Convien dunque confessare, che Plinio a questo luogo ha errato, seppur non vogliasi dire, che ciò, di che egli attribuisce il vanto ad Asinio Pollione, non sia già di aver egli prima di ogni altro aperta pubblica Biblioteca;