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tiche, né egli pensò a renderla giovevole agli altri col farla pubblica.

III. Non molto dopo vidersi in Roma imitar l’esempio di Silla, e gareggiare in certo modo tra loro nel formare una copiosissima Biblioteca due uomini di condizione l’un dall’altro troppo lontani, uno schiavo, e uno de’ più splendidi Cavalieri Romani, cioè il mentovato Tirannione, e il famoso Lucullo. Tirannione era nativo di Amisa nel Ponto, e, se vogliam credere a Suida9 , chiamavasi prima Teofrasto; ma perché ne’ primi anni frequentando la scuola di un certo Istieo, egli d’indole vivace e ardita malmenava assai i fanciulli suoi condiscepoli, ne ebbe da lui il nome di Tirannione. Checchesia di ciò, nella guerra di Lucullo contro di Mitridate fu egli fatto prigione, e condotto schiavo a Roma fu venduto a Murena, da cui riebbe la libertà10. Era egli uomo assai erudito, ed ebbe fra gli altri a suo scolaro Quinto nipote di M. Tullio Cicerone, il quale con molta 214 lode ne parla scrivendo a suo fratello11 . Quintus tuus puer optimus eruditur egregie: hoc nunc magis animadverto, quod Tyrannio docet apud nos. Di lui più altre volte ancora egli parla, e sempre con sentimenti di somma stima12; e vedremo fra poco, che di lui singolarmente valevasi per la sua Biblioteca. Or questi mise egli pure insieme una Biblioteca di ben trentamila volumi13, e non di soli tre mila, come contro l’autorità di Suida hanno alcuni moderni senza alcun fondamento asserito. Dal che possiamo raccogliere, che ben lucrosa seppe Tirannione rendersi la sua dottrina, poiché tante ricchezze adunò, quante a formare sì copiosa Biblioteca si richiedevano. Egli è però ad avvertire, che il Tirannione raccoglitore di essa, secondo alcuni, è diverso da quello, che spesso vien rammentato da Cicerone14. Le lor ragioni non mi sembrano convincenti; ma non è del mio argomento l’entrarne all’esame.

IV. Più celebre nondimeno fu in Roma la Biblioteca di Lucullo, uno de’ più grandi uomini, che a questo tempo vi vissero. La sola introduzione di Tullio al secondo, o, come altri