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il quale oltre l’averne più volte parlato in somma lode, così di lui più espressamente ragiona nel libro degl’Illustri Oratori: Ed io non saprei, dice1, chi altri mai con più impegno allo studio dell’Eloquenza si rivolgesse e di tutte le Arti Liberali. Ne’ giovanili studj ci esercitammo insieme, e insieme ei venne meco a Rodi affin di rendersi più colto ancora e più dotto. Poiché ne fu ritornato, a me pare, ch’egli amasse meglio di ottenere il primo luogo nella seconda scienza (cioè nella Giurisprudenza), che nella prima (cioè nell’Eloquenza) il secondo. Io non so, se avrebbe egli ancora potuto forse uguagliarsi a’ primi nel perorare. Ma volle anzi superar di gran lunga, ciò che di fatto avvenne, tutti gli altri non della sua solamente ma ancora delle passate età nella scienza del Civile Diritto. E avendo Bruto interrogato qui Cicerone, se a Scevola ancora egli l’antiponesse, Sì certo, soggiugne egli, che io penso, che grande esperienza nel Diritto Civile avesse e Scevola ed altri molti; ma che Sulpicio solo ne sapesse ancor l’arte; il che non avrebbe egli ottenuto colla sola scienza, se non avesse oltre ciò appresa l’arte, con cui e la materia tutta dividere nelle sue parti, e svolgere colle diffinizioni le cose occulte, e colle spiegazioni dichiarare le oscure, e veder prima, e poscia distinguere ciò, che vi fosse d’ambiguo, e avere in somma una regola, con cui dal falso discernere il vero, e conoscere quai conseguenze da qualunque proposizione scendessero, e quali no. Perciocché egli di quest’arte, ch’è la migliore di tutte, fece uso ad illustrare quelle cose, che da altri prima facevansi o dicevansi confusamente. Dopo le quali parole aggiugne ancor Cicerone, che non della sola Dialettica usò a tal fine Sulpicio, ma della Letteratura ancora e dell’Eloquenza, come agevolmente, egli dice, si può da’ suoi scritti raccogliere, a cui non v’ha altri, che possano paragonarsi. Così Cicerone.

IV. Ma altra troppo più bella occasione se gli offerse a mostrare, in quanta stima egli avesse Sulpicio. Nel principio della Guerra Civile, che dopo la morte di Cesare si accese, mentre Antonio stringeva d’assedio Modena, Sulpicio fu uno de’ tre deputati dal Senato a recargli in suo nome autorevol comando di abbandonarlo. Egli benché cagionevole per malattia si pose in

  1. N. 40, ec.