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ero all’altrui esperienza. Questi erano ancora i sentimenti di Plinio, il quale a questo luogo gli spiega con uno de’ più eloquenti passi, che in tutta la sua Storia s’incontrino, ma oscuro talvolta per troppo studio di precisione e di forza. Io perciò recherollo tradotto, come meglio sia possibile, nella volgar nostra lingua; protestandomi però dapprima, per non incorrer lo sdegno de’ valorosi Medici de’ nostri giorni, ch’io non intendo già con questo di approvare tai sentimenti. Per tanto, egli dice, in quest’arte sola addiviene, che a chiunque si vanti d’essere Medico, si creda tosto, mentre pur non vi ha cosa, in cui più sia pericoloso il mentire. E nondimeno non vi poniam mente; sì dolce è a ciascheduno la lusinga di sperar ben di sé stesso. Inoltre non vi ha legge alcuna a punir la loro ignoranza, non vi ha esempio in essi di rigoroso gastigo. A nostro rischio si istruiscono, e colla morte di molti fanno le loro sperienze. A’ medici soli è lecito impunemente l’uccidere. Che anzi essi rimproverano i morti, e incolpano l’intemperanza loro, come se per loro proprio fallo fosser periti. Le Decurie de’ Giudici si sottomettono alla censura e all’esame de’ Principi; l’integrità loro si esamina fino collo spiare nelle pareti delle loro stanze; fin da Cadice e dalle Colonne di Ercole si fa venire, chi dee giudicar di un denaro; e nulla meno di quarantacinque uomini scelti posson dare sentenza di esilio. E intorno poi alla vita stessa de’ Giudici, chi son costoro, che radunansi a consultare per uccidere prontamente? Ma ben ci sta, poiché non vogliamo apprendere noi stessi ciò, che alla nostra sanità sia opportuno. Camminiamo cogli altrui piedi; leggiamo cogli altrui occhi; salutiamo affidati alla memoria altrui; e coll’altrui soccorso viviamo, e niuna cosa crediamo, che sia propriamente nostra, fuorché il piacere.
V. Qual effetto avesse il mal animo di Catone contro de’ Medici Greci, e che avvenisse di
Arcagato, noi nol sappiamo, né Plinio il dice, né io so, ove abbia trovato l’autore del Diogene Moderne que’ molti Scrittori, che secondo lui asseriscono, che Arcagato fu lapidato8 . Plinio solo racconta, che i Romani, cum Græcos Italia pellerent diu post Catonem, excepisse medicos.