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facilmente col sol recare ciò, che Plinio il vecchio ne narra. Ma varie contese, che su diversi passi di questo autore si son risvegliate, ci obbligheranno a trattenerci su questo argomento più a lungo, che forse a prima vista non parrebbe doversi. Veggiam pertanto ciò, che Plinio ne dice, ove espressamente prende a trattar di quest’arte. Egli in primo luogo afferma, che niun tra’ Romani avea ancor sulla Medicina latinamente scritto: Natura remediorum, atque multitudo instantium ac præceptorum plura de ipsa medendi arte cogunt dicere, quamquam non ignarus sim, nullius ante hæc Latino sermone condita1 . Se queste parole in tal senso si vogliano intendere, che niun tra’ Romani avesse ancora scritto trattato alcuno delle malattie e de’ loro rimedj, converrà dire, che Plinio, quando scrisse così, avesse in tutto dimenticato ciò, che non molto innanzi avea scritto, tessendo la serie di que’ Romani, che avean trattato di questo argomento. Dic’egli altrove2 , che il primo a trattare de’ mali e de’ loro rimedj presi singolarmente dall’erbe fu Marco Catone il vecchio, e che questi per lungo tempo fu il solo Scrittore in tal materia; che poscia Cajo Valgio uomo erudito un libro, benché imperfetto, presentò ad Augusto di somigliante argomento; e che Pompeo Leneo Liberto di Pompeo il Grande prima di Valgio avea per comando dello stesso Pompeo in Latina lingua recati i libri, che intorno alla Medicina avea scritti il famoso Mitridate Re del Ponto. Aggiungasi, che prima di Plinio avea scritti i suoi libri di Medicina Cornelio Celso, di cui avremo a parlare nel seguente Volume. Non si può dunque intendere per alcun modo, che Plinio stesso dopo avere indicati tutti questi Scrittori di Medicina, e dopo aver egli stesso più volte allegato il testimonio di Celso, voglia qui affermare, che niun tra’ Romani avea ancor trattato di tale argomento. Plinio nel luogo, di cui ora parliamo, prende a narrare l’origine e le vicende di varie sette di Medici, che vi ebbero in Roma, e in breve ci offre la storia della Medicina. E di questa par ch’egli intenda, quando asserisce, che niuno tra’ Romani ne avea scritto fino a’ suoi tempi. Veggiamo dunque con Plinio, qual origine avesse in Roma la Medicina.
II.