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CAPO II.


Eloquenza.


I. Origine del fervore, con cui i Romani coltivarono l’Eloquenza. II. Elogio dell’Eloquenza de’ due Gracchi. III. E di Cornelia lor Madre. IV. Carattere dell’Eloquenza di L. Crasso e di M. Antonio. V. Morte infelice del secondo. VI. Qual fosse l’Eloquenza di Ortensio. VII. Vicende della fama da lui goduta nel Foro. VIII. Cagioni di queste vicende tratte dal carattere stesso della sua Eloquenza. IX. Sua figlia essa pure celebre per eloquenza. X. Celebrità del nome di Cicerone. XI. Mezzi da lui usati per divenire eloquente. XII. Carattere e forza della sua Eloquenza. XIII. Sua morte ed elogj di esso fatti. XIV. Diversi giudizj intorno al doversi a lui o a Demostene il primato dell’Eloquenza. XV. Confronto di questi due Oratori. XVI. Critiche da alcuni fatte dell’Eloquenza di Cicerone. XVII. Suoi libri intorno all’Eloquenza. XVIII. Cesare egli ancora valente Oratore. XIX. Notizie di Tirone Liberto di Cicerone. XX. Decadimento dell’Eloquenza Romana dopo la morte di Cicerone. XXI. Ragioni arrecatene nel Dialogo su questo argomento, e prima la viziosa educazione de’ giovani. XXII. La cessazion de’ motivi che animavano gli Oratori. XXIII. Il cambiamento del governo. XXIV. Si mostrano non bastevoli queste ragioni a spiegare il decadimento dell’Eloquenza. XXV. Ragioni addotte e da Seneca e da altri. XXVI. Distinzione tralle Scienze e le Belle Arti: le prime difficilmente declinano dalla lor perfezione. XXVII. Le seconde più facilmente decadono, e per qual ragione. XXVIII. Il decadimento dell’Eloquenza Romana deesi principalmente a Pollione. XXIX. Carattere della sua Eloquenza. XXX. Le circostanze de’ tempi vi concorser non poco. XXXI. Se Cassio Severo vi avesse parte. XXXII. Altri Orator di que’ tempi poco noti.