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cotali studj era versato assai. Due volte nell’Impero di Augusto fu di nuovo comandato a’ Caldei di uscir da Roma, la prima volta per ordine del Pretore Agrippa l’anno 72173, la seconda per ordine dello stesso Augusto l’anno 76174. Ma questi replicati comandi non bastarono ad estirpare questa superstizione; e noi vedremo, che somiglianti Editti pubblicati ancora più volte ne’ tempi avvenire furon sempre inutili, e vi ebbe ad ogni tempo in Roma e Astrologi impostori e sciocchi adoratori degli Astrologi.
XXI. Altri illustri coltivatori della Filosofia vissero a questo tempo, fra’ quali celebri furono
singolarmente i due Sestii Padre e Figlio. Il Padre vissuto a’ tempi di Giulio Cesare ricusò gli onori, a cui questi volea sollevarlo75. Di lui parlano con molta lode Seneca76, Plinio il Vecchio77, e Plutarco78, e il primo singolarmente esalta fino alle stelle un libro da lui composto79. Egli insieme col Figlio volle una nuova Setta Filosofica introdurre in Roma, la quale doveva essere in gran parte composta dal sistema Pittagorico, ma misto collo Stoico; e che da Seneca dicesi80 Setta nuova e di Romana fortezza. Ma questa fortezza non era adattata a tempi troppo corrotti, e perciò questa Setta, come soggiugne Seneca, dopo aver cominciato con grande ardore venne subito meno; di che Sestio il Padre fu così afflitto, che poco mancò, che non si gittasse in mare81. Egli, benché Romano, scrisse in Greco; e un libro abbiam di Sentenze sotto il nome di Sesto Pittagoreo, che fu già recato in latino da Rufino, e da lui attribuito al Pontefice Sisto II. S. Agostino per l’autorità di questo traduttore credette, che esse fossero veramente di Sisto; ma poi avvertitone da S. Girolamo ritrattò il suo errore82. Nondimeno Urbano Goffredo Sibero, che una nuova edizione ne fece in Lipsia l’anno 1725 ha usato di ogni sforzo per persuaderci, ch’esse son veramente opera del detto Pontefice, e non già del Filosofo Sestio, di cui parliamo. Veggansi presso il Bruckero83