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mentre più velocemente si aggirava la ruota, segnovvi subito un dopo l’altro due punti, i quali pareva perciò, che dovessero essere tra’ lor contigui; e nondimeno fermata la ruota si videro l’uno dall’altro discosti assai; argomento, come dice S. Agostino54, che a difendere l’Astrologia Giudiciaria è assai più fragile degli stessi vasi di creta, da cui è tratto. Ma questo racconto ancora, come osservano il Bayle55 e il Bruckero56, ha tutta l’apparenza di favoloso. Di Nigidio parla Cicerone con somma lode in una lettera a lui scritta57
- Uni omnium doctissimo &
sanctissimo, & maxima quondam gratia, & mihi certe amicissimo. Ma nelle lodi di Nigidio maggiormente ancor si diffonde nell’esordio da lui premesso al Timeo di Platone, ch’egli recò in latino, ove così ne ragiona: Molte cose ne’ nostri libri Accademici abbiamo noi scritto de’ Fisici (che qui si prendono per Astrologi), e molto disputato ne abbiamo con Publio Nigidio secondo il costume e il metodo di Carneade. Perciocché egli fu uomo di tutte le belle arti, che di ingenuo Cittadino son degne, erudito, e singolarmente ingegnoso e diligente ricercatore di quelle cose, che sembrano più ascose nella natura. Ed io penso, che dopo que’ celebri Pittagorei, la cui setta fiorita già per alcuni secoli in Italia ed in Sicilia ora è come svanita, fosse questi il primo, che la rinnovasse. Né con minor lode ne parla Aulo Gellio, il quale chiama Nigidio uomo eccellente nello studio delle bell’Arti58, e uno de’ sostegni della multiplice erudizione e delle scienze, che vissero al tempo di Cicerone59 .
XIX. Questi Elogj ci conducono agevolmente a un’alta stima del saper di Nigidio. Ma, se io
debbo sinceramente dire ciò che ne sento, in questo sapere a me pare, che molto vi avesse dell’impostura. Affettava Nigidio una cotal sua maniera di favellare sottile, misteriosa, ed oscura, quale spesso si usa da chi dicendo cose da nulla vuol nondimeno sembrare di dir cose grandi. Ne abbiamo un testimonio in Gellio, il qual dice, che le Opere di Nigidio per la sottigliezza e oscurità loro eran quasi dimenticate: Nigidianæ commentationes non proinde in vulgus exeunt, & obscuritas