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più noti. La seconda si è, che in Roma prima che in Grecia si apprese la vera dottrina di Aristotile. Perciocché dopo la morte di Aristotile e di Teofrasto giacendo sepolti i libri da lor composti, la dottrina di lui passava per tradizione di bocca in bocca, e quindi necessario era, che si alterasse notabilmente. Al contrario in Roma dagli scritti medesimi di Aristotile se ne apprendevano le opinioni, e con essi alla mano si disputava. Egli è però vero, che questi scritti dovean già essere guasti e contraffatti da tante mani, che vi si erano impiegate. Apellicone, Tirannione, Andronico, vi si adoperarono intorno, ne vollero emendare gli errori, e forse ve ne aggiunser de’ nuovi, vollero riempir que’ vani, che l’umidità e il tarlo vi aveano fatto; e, ove Aristotile più non parlava, parlaron essi, come sembrò lor verisimile, che parlar dovesse Aristotile. Quindi convien confessare, che più non abbiamo gli scritti di questo famoso Filosofo, quali da lui furon lasciati, e quando veggiamo in essi alcuna cosa oscura o incoerente, e qualche mal congegnato ragionamento, vi è giusta ragione a credere, che non debbansi attribuire ad Aristotile, il quale in tante cose si mostra conoscitore grandissimo della natura e ingegnoso disputatore; ma sì a quelli, che volendogli emendare ne guastarono sconciamente i libri. Ma non appartiene al mio argomento l’esaminar la dottrina e gli scritti di un Greco Filosofo, ma solo riferire, qual parte avesse Roma nella loro pubblicazione. Or dal già detto parmi, che si possa probabilmente raccogliere, che noi non avremmo forse gli scritti d’Aristotile, se Silla non gli avesse portati a Roma, e se i Romani col loro ardor nello studio della Filosofia non gli avessero fatti celebri e noti al mondo. Così le opere di questo illustre Filosofo a’ Romani debbono la loro conservazione, a’ Greci la dimenticanza, in cui giacquero lungamente, e il guasto e l’alterazion che soffersero. 176
IV. Or passando a favellare di color tra’ Romani, che la Filosofia illustrarono co’ loro scritti,
il primo, che ci si offre a ragionarne, è Cicerone; e quell’uom medesimo, che abbiam già veduto andare innanzi a tutti nell’Eloquenza, nella Filosofia ancora il vedremo non rimaner addietro di alcuno. Avea egli attentamente ascoltati i più famosi Filosofi, che allor fossero in Roma, e molti di essi si veggono spesso da lui nominati con so