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ora ardito di risvegliar sospetto d’errore ne’ Padovani. Quando dopo la metà dello scorso secolo essendo venuto a Padova Marquardo Gudio, fu egli condotto dal mentovato Cav. Orsato a vederne le cose più ragguardevoli, e fralle altre, come a valoroso Antiquario, gli fu mostrata l’accennata Iscrizione, che qui soggiungo.

V. F.
T. LIVIVS
LIVIÆ T. F.
QVARTÆ L.
HALYS
CONCORDIALIS
PATAVI
SIBI ET SVIS
OMNIBVS


Il Gudio face intendere all’Orsato, che questa Iscrizione non poteva in alcun modo intendersi dello Storico Livio, e che la lettera L. dovea necessariamente significare un Liberto, e che perciò di Livio Ali Liberto di Livia era il sepolcro. Fuvvi su ciò tra essi un erudito contrasto; ma finalmente l’Orsato confessa di essere stato costretto ad arrendersi alle ragioni del Gudio. Né egli perciò lascia di credere, che le ossa scoperte sian veramente di Livio lo Storico. Quali ragioni ne adduca, si può vedere nella sopraccitata sua Lettera. Esse certo non soddisfecero al le Clerc, che facendo un diligente estratto della Lettera stessa86 impugnò questa opinion dell’Orsato; la quale, quando non avesse fondamento bastevole a sostenersi, non verrà a sminuirsi punto la gloria di Padova; che a maggior onore deesi ascrivere, s’io non m’inganno, l’aver dato alla luce un sì valoroso Scrittore, che non l’averne le ceneri e l’ossa. Di altre pruove, che diedersi dagli uomini eruditi della loro stima per Livio nello stesso XV secolo, parleremo ove sarem giunti a que’ tempi.

XVIII. Da questi ameni e dilettevoli studj ci converrebbe ora far passaggio a’ più serii e

gravi, e mostrare, quanto felicemente fossero questi ancora coltivati da’ Romani. Ma in questo confine, per così dire, tra gli uni e gli altri, mi sia le