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nella celebre Biblioteca di S. Lorenzo dell’Escurial; cui converrebbe dire, che tanti per altro dottissimi uomini, i quali finora l’hanno avuta 169 in cura, avessero o sconosciuto o dimenticato. Io non ho veduto il libro, in cui egli afferma tal cosa, e solo lo asserisco sull’autorità della raccolta intitolata Menagiana82. Sembra quasi impossibile, che tanti Scrittori siansi quasi per congiura uniti insieme, chi a sognare, chi a credere tante follie83 .

XVII. Né solo gli scritti, ma le ceneri ancora di Livio dovean risvegliare negli uomini una

specie di fanatismo. Verso l’anno 1340, come narra l’erudito Cavaliere Sertorio Orsato84, fu scoperta nel Monastero di S. Giustina di Padova una Lapida Sepolcrale, in cui vedevasi nominato un T. Livio. A que’ tempi, in cui le Iscrizioni leggevansi assai velocemente, e quel senso se ne raccoglieva, che veniva prima al pensiero, singolarmente se era qual sarebbesi desiderato, si credette senza punto esitare, che fosse quello il sepolcro del celebre Storico. Ma per allora non si cercò più oltre. Quando l’anno 1413 scavandosi ivi il terreno, eccoti una cassa di piombo con entrovi ossa umane. Più non vi volle, perché tosto si credesse indubitatamente, esser quelle le ossa di Livio. Non è a dire, quali fossero a questa scoperta i trasporti de’ Padovani. Il Pignoria ci ha conservata una lettera85 scritta in Padova l’anno 1414 da Secco Polentone a un cotal Niccolò Fiorentino, in cui gli descrive il tripudio de’ Cittadini, l’accorrere in folla, che da ogni parte si fece a vedere sì gran tesoro, e la magnifica pompa, con cui furono quelle ossa portate per le pubbliche vie. Niuno aveva anc