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ere un libro, in cui l’eloquenza di suo Padre anteponeva a quella di Cicerone. Così Pollione di tutti i migliori e più colti scrittor Romani parlava con biasimo e con disprezzo per tal maniera, che S. Girolamo82 indicar volendo un maligno mormoratore chiamollo più volte col nome di Pollione. Questi adunque, per isfuggir que’ difetti, che vantavasi di avere scoperti negli altri, un altro genere di eloquenza prese a seguire diverso da quello, che a’ tempi di Cicerone si era seguito.
XXIX. Or quale era ella l’eloquenza di Pollione? Udiamolo da Quintiliano, uno de’ migliori Giudici in tale argomento: Multa in Asinio Pollione inventio, summa diligentia, adeo ut quibusdam etiam nimia videatur: & consilii & animi satis: a nitore & jucunditate Ciceronis ita longe abest, ut videri possit seculo prior83. Seneca il Filosofo ancora, benché battesse una via affatto diversa da quella di Cicerone, e concorresse egli ancora al decadimento sempre maggiore della Latina Eloquenza, nondimeno facendo il confronto di Pollione con Cicerone, così dice: Lege Ciceronem: compositio ejus una est, pedem servat, curata, lecta, & sine infamia mollis. At contra Pollionis Asinii salebrosa & exiliens, & ubi minime expectes, relictura. Denique apud Ciceronem omnia desinunt; apud Pollionem cadunt84. E parimenti l’autor del Dialogo De Caussis corruptæ eloquentiæ ne forma questo carattere: Asinius quoque, quamquam propioribus temporibus natus sit, videtur mihi inter Menenios & appios studuisse. Pacuvium certe & Attium non solum tragœdiis, sed etiam orationibus suis expressit; adeo durus & siccus est. Finalmente Seneca il Retore, dopo aver detto, che l’ambizione dava in certo modo regola agli studj di Pollione, e che perciò fu egli il primo tra’ Romani, che, raccolta una scelta schiera di amici, leggesse loro i suoi componimenti, aggiugne85
- illud strictum ejus & asperum & nimis ratum in dicendo judicium adeo cessabat, ut in
multis illi venia opus esset, quæ ab ipso vix impetrabatur; accennando così, e quanto egli fosse difficile ad approvare le cose altrui, e quanto avesse egli bisogno di trovare negli uditori quella piacevole soffe