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perfezione. Ma finalmente vi è giunta, e mille diverse sperienze ci hanno evidentemente dimostrato, che i fenomeni, che si attribuivano all’orrore del voto, sono necessarj effetti della pressione dell’aria. Vi ha egli luogo a temere, che si torni a sostener l’antica opinione? Somiglianti rivoluzioni nelle scienze possono essere accadute ne’ tempi andati, quando lo scarso numero de’ libri era cagione, che facilmente si perdesse la memoria di ciò, che da altri erasi osservato e scoperto. Ma come puossi temer ciò al presente, che col mezzo delle stampe tanto sono moltiplicati i libri in ogni parte del mondo? Non vi vorrebbe meno o di un nuovo universale diluvio o di un generale incendio, che tutti i libri consumasse e tutti i begli stromenti e le ingegnose macchine, che or sono in qualunque anche men colta provincia. Per altra parte l’uomo, che naturalmente desidera di poggiar più alto, che non fecero que’, che l’han preceduto, nelle scienze ritrova sempre nuovo pascolo alla sua curiosità e alla sua ambizione. Il regno della Natura è tanto vasto e spazioso, che, per quante scoperte si facciano, sempre assai più son quelle, che ancor restano a fare. Noi veggiamo in fatti, che nuove proprietà ognor si osservan ne’ corpi, nuove scoperte si fanno nell’immenso spazio de’ Cieli, e nuova perfezione si aggiunge alle macchine e agli stromenti. Quindi uno può avanzarsi sempre in tali cognizioni, né mai trova confine, oltre il quale se egli si avanza, ricada al basso. Io dunque, per usare de’ termini del valoroso e profetico Geometra, paragonerò io pure il progresso delle scienze a una linea curva, ma a una linea curva infinita, su cui salendo non si arriva giammai alla più alta cima, sicché vi sia pericolo di ricadere colà, onde si cominciò a salire72 .