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generi di Eloquenza, così potrebbe lo stesso genere conservarsi anche in circostanze diverse. Convien dunque entrare ancora più addentro in questo argomento, e trovare qualche altra ragione, a cui il dicadimento dell’Eloquenza si possa più probabilmente attribuire.
XXV. Seneca entra egli pure a trattarne; e appresso le parole da noi già recate, in cui afferma, che dopo Cicerone l’Eloquenza cominciò a venir meno, così prosiegue recandone le ragioni: Sive luxu temporum, nihil est enim tam mortiferum ingeniis quam luxuria; sive cum præmium pulcherrimæ rei cecidisset, translatum est omne certamen ad turpia multo honore quæstuque vigentia; sive fato quodam, cujus maligna perpetuaque lex est, ut ad summum perducta rursus ad infimum, velocius quidem quam quod ascenderant, relabantur. Arreca egli per prima ragione il lusso introdotto in Roma; e certo è difficile assai, che lusso e scienza convengano insieme. Ma questa non è ragione particolare a far cader l’eloquenza, ma universale a rovina delle scienze tutte. Più particolare all’eloquenza è la ragione de’ premj, che non potevansi più sperare: di questa già abbiam perlato di sopra. Lasciamo a Seneca il suo destino, che adduce per terza ragione. Ma benché rigettisi il destino, vero è nondimeno, che vedesi comunemente avvenire, che ove qualche arte o qualche scienza è giunta alla sua perfezione, cominci a dicaderne di nuovo, e non ritorni per poco nell’antica rozzezza. Quindi il progresso nelle scienze da un ingegnoso e profondo moderno Scrittore70, a cui il vasto sapere singolarmente nelle Matematiche scienze ha acquistata non nell’Italia solamente ma nell’Europa tutta non ordinaria fama, viene paragonato a una linea 152 curva, che giunta alla maggior sua altezza di nuovo scende e si abbassa fino al piano medesimo, ond’era salita. Dal che egli con Geometrica dimostrazione gentilmente scherzando deduce, che le scienze, le quali in questa nostra sì colta età sembrano giunte alla lor perfezione, fra non molto cominceranno a decader di bel nuovo, e forse il mondo troverassi un’altra volta sepolto nell’antica ignoranza. Ma io spero, che il chiarissimo Autore di questa, c