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scrivendo il chiama con Greca voce Regola de’ suoi scritti60; e altrove: Sono innumerabili i servigi, che tu mi rendi e in casa e nel foro, e nella Città e nelle Provincie, e ne’ privati e ne’ pubblici affari, e nelle mie lettere e ne’ miei studj61. Gellio ancora il dice uomo di elegante ingegno, e nell’antica Storia e nelle belle arti bene istruito; benché poi riprenda62 una lettera da lui scritta in biasimo di un’Orazione del vecchio Catone. Più libri ancora egli scrisse, che dagli autori vengono mentovati. Lo stesso Gellio afferma, che parecchi volumi avea egli scritti dell’indole e dell’uso della lingua latina, e di molte e diverse quistioni, e alcuni singolarmente ne loda da lui con Greca voce intitolati Pandette63. La vita ancora dell’amato suo Padrone avea egli scritto, di cui cita Asconio Pediano64 il quarto libro. Anzi un altro libro di Tirone citasi ancora, in cui egli avea raccolti i faceti motti di Tullio, benché Macrobio65 e Quintiliano66 muovano qualche dubbio, che forse lo stesso Cicerone ne sia l’autore; anzi Quintiliano si duole, che poca scelta siasi usata in quella raccolta, e che più al numero che alla grazia de’ motti siasi posta mente. Il Middleton aggiunge, che a lui dobbiamo la conservazion delle lettere di Cicerone, ch’egli diligentemente raccolse. Ella è ancora comune opinione fondata sull’autorità della Cronaca Eusebiana, che Tirone fosse il primo inventor delle cifere, ossia delle abbreviature, trovate a fine di scrivere prestamente ciò, che prestamente da altri si dice. Ma come questo ritrovamento non appartiene propriamente a Storia letteraria, io non ne parlerò più oltre. Si posson su ciò vedere i molti autori dal Fabricio indicati67, ma singolarmente la dotta opera uscita posteriormente in luce del P. Carpentier Benedettino intitolata Alphabetum Tyronianum, stampata in Parigi l’anno 1747. Or torniamo alla Storia dell’Eloquenza.
XX. L’Eloquenza latina giunse in Cicerone alla sua maggior perfezione; ma, come spesso accade, poiché vi fu giunta, non ci si tenne gran tempo, e cominciò subito a dicadere. Il se