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troppo favorevol giudizio. A me basta il riflettere, che niuno di essi ha avuto fama di grande Oratore, né di colto ed elegante Scrittore. Così essi, mentre han voluto riprendere e screditar Cicerone, ne hanno insieme fatta l’Apologia, mostrando col loro esempio medesimo, che un tal disprezzo non può cadere che in uomo di mediocre e travolto ingegno.
XVII. Né solo abbiamo in Cicerone un perfetto esempio, ma sì ancora un eccellente Maestro di eloquenza. I libri da lui scritti intorno all’Arte Oratoria contengono i più giusti, i più esatti, i più minuti ammaestramenti, che giovar possano a formare un valente Oratore. E mentre egli vien svolgendo, quali virtù gli convengano, in quali scienze debba essere istruito, a quante cose debba por mente nello scrivere e nel favellare, viene al medesimo tempo formando una perfetta immagine di sé stesso, a cui niuna mancò certamente di quelle doti, che egli in un perfetto Oratore richiede. Egli non si sdegna di scendere fino alle più minute circostanze della collocazione delle parole, della quantità delle sillabe, dell’armonia diversa, che ne risulta, e di altre somiglianti cose, che solo da’ piccioli ingegni si stiman picciole. So che alcuni rigettano come importuni Pedanti tutti gli Scrittor di precetti. Io spero, che essi non vi involgeranno ancor Cicerone, e que’ pochi, che nello scriver precetti ne han seguito l’esempio.
XVIII. Cicerone fu il primo, ma non il solo Oratore, che a’ suoi tempi fosse in Roma. Sarebbe a desiderare, ch’egli nel suo libro de’ celebri Oratori, dopo averci data la Storia degli antichi, anche di quelli, che con lui vivevano allora in Roma, ci avesse parlato. Ma egli sfugge di ragionar de’ viventi, e solo alcuna cosa accenna intorno a Marcello, e più lungamente parla di Giulio Cesare. Del primo dopo avere annoverati i pregi, di cui era fornito, conchiude dicendo, ch’egli pensa, che niuna gli mancasse di quelle virtù, che proprie sono di un Oratore53. Del secondo forma un magnifico elogio, e fralle altre cose afferma, che col grande e attento studio era egli giunto a tal perfezione, che era il più elegante tra gli Oratori Latini54. Un altro passo di Cicerone in lode di Cesare ne ha conservato Sve