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ché abbia il più delle volte un’eloquenza più sciolta, e uno stil più copioso e sonante, sa nondimeno, ove gli sembri opportuno, cambiar maniera, e usare di un’eloquenza forte e stringente. In fatti non solo le Filippiche sono scritte in questo stile, ma in altre Orazioni ancora egli ce ne somministra bellissimi esempj. Qual forza, qual precisione, non ha egli in una gran parte della seconda Orazione contro la legge Agraria, di quella a favor di Milone, e in altre ancora, allor quando si tratta di confutare, e di stringere l’avversario! Pare veramente, ch’egli lo assalti, lo urti, lo spinga, finché nol vegga costretto a cedergli il terreno. Se egli vuole sfogare il suo mal talento contro de’ suoi nimici, qual violenza, qual impeto non hanno allora le sue orazioni! Tali son quelle contro di Verre, di Vatinio, di Pisone, e quella a favore di Sestio. Se egli vuol finalmente esaltare i meriti e le gloriose imprese di alcuno, o spiegare que’ sentimenti di gratitudine e d’allegrezza, che convengono alle occasioni, in cui parla, come nelle Orazioni a favore della legge Manilia e di Marcello, e in quelle fatte al suo ritorno dall’esilio, la sua eloquenza piena è allora di pompa, di maestà, di decoro. Ma l’eloquenza di Cicerone trionfa singolarmente nel perorare; e io non temo di dire, che se di tutte le Orazioni di Cicerone, altro non ci fosse rimasto, che la sua perorazione a favor di Milone, potrebbe questa bastare a dargli il primo luogo tra gli Oratori. In fatti tale era la stima, che in ciò aveasi di Cicerone, che quando una stessa causa era da più Avvocati difesa, tutti a lui lasciavano il luogo a perorare, nel che, dic’egli stesso modestamente, il mio dolor medesimo più che il mio ingegno era cagione ch’io sembrassi eccellente45. In questa parte non vi ha luogo a paragon con Demostene, che non era in Atene lecito il perorare, come osserva Quintiliano46; e in questa parte perciò non poté certo Demostene essere a Cicerone modello e maestro. Egli è però a confessare, che molto della sua eloquenza dovette Cicerone a Demostene, le cui Orazioni avea egli con somma attenzione studiate, e alcune anche recatene in lingua Latina. Quindi ancorché voglia concedersi a Cicerone la preferenza sopra Demostene, di che io non ardisco decidere, si potrà sempre affermare