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conto di uno de’ più grandi uomini di tutta l’antichità. Fu egli uno de’ pochi del suo tempo, che a quasi tutte le scienze allor conosciute essendosi applicato, in alcune andasse innanzi ad ogni altro, quasi in niuna rimanesse ad altri inferiore. Ma a questo luogo noi non abbiamo a parlare che dell’eloquenza.

XI. Di tutte le cose, che giovar possono a divenire Oratore eccellente, niuna fu trascurata da Cicerone. Lucio Crasso, quel famoso Oratore, di cui poc’anzi abbiamo parlato, fu in certo modo il direttore della letteraria educazione di Cicerone35. I più celebri Professori, che allor fossero in Roma, furono da lui frequentati e uditi attentamente. Archia, quello stesso, che fu poscia da Cicerone difeso, Muzio Scevola, e Molone da Rodi, e innoltre varii Greci Filosofi, Fedro, Filone, Diodoto, ed altri, tutti concorsero a imbever la mente del giovane Tullio de’ più opportuni ammaestramenti. A ciò congiunse l’usare di tutti quegli esercizj, che all’istruzione di un giovane sono più vantaggiosi, e singolarmente il leggere i migliori tra’ Greci Autori, e alcuni di essi ancora recarne in Latino linguaggio. Né di ciò pago, dopo aver già cominciato a esercitarsi nel Foro, presone il motivo dalla cagionevole sua sanità, viaggiò nella Grecia e nell’Asia, e quanti vi erano Filosofi e Oratori per dottrina e per eloquenza illustri, tutti volle conoscere e trattare, conversare, disputare con tutti, raccogliendo quanto in essi trovava degno di stima e di imitazione. Basta leggere ciò, ch’egli di sé stesso racconta36, per vedere, quanto egli fosse desideroso e impaziente di crescere sempre in sapere. Un giovane, come era allor Cicerone, in età di soli ventotto anni, che viaggia, per così dire, circondato sempre da Filosofi e da Oratori, che con essi soli conversa, che innanzi ad essi si esercita, che da essi si ode volentieri ammonire de’ suoi difetti, e che non curasi di veder altro fuorché uomini dotti, egli è un modello quanto più raro ad esser imitato, tanto più degno di ammirazione. E ammirati di fatto ne rimasero i Greci, tra i quali è celebre il detto di Molone, che udito declamare il giovane Tullio, con gran dolore predisse, che da lui sarebbesi tolto alla Grecia l’unico ornamento, che omai rimanevale,