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218 Storia della Letteratura Italiana.

quando la prima volta per opera di Pietro Piteo furono pubblicate le favole di Fedro in Trojes l’anno 1596, molti temerono o di frode o di errore; perché niuna contezza erasene finallora avuta. Ma esaminatone poscia lo stile, chiaramente da tutti si riconobbe, che esse erano di antico autore, e degne del secolo di Augusto. Così scrive il P. Vavasseur186, come udito di bocca del P. Sirmondo, che allor viveva. E certo lo stil di Fedro non è l’ultimo argomento, che recar si possa a provare, ch’egli visse al buon secolo; tanto esso è semplice e colto al medesimo tempo. So, che alcuni altri ne han giudicato diversamente; e lo Scioppio tra gli altri così di lui autorevolmente decide: Eum tamen scriptorem velut domo 129 barbarum, & sermone non parum sæpe plebejum, non nisi cum discrimine & delectu imitandum intelligo187. Al qual sentenzioso detto dello Scioppio un autore io contraporrò, che spero non sarà da lui rigettato, cioè lo Scioppio stesso, il quale altrove lo chiama cultissimum Fabularum scriptorem188. Ci permetterà egli dunque, che a questo suo secondo giudizio noi ci attenghiamo, molto più che il veggiam confermato da quanti hanno buon gusto di tersa latinità. E chiaramente ancor si raccoglie, in qual pregio sia egli tenuto, dalle tante edizioni, che ne abbiamo, il cui Catalogo si può vedere presso il Fabricio189. Anzi mentre ancora egli vivea, pare che colle sue favole salisse a non ordinario onore; perciocché offerendo il libro quinto di esse a un certo Particulone così gli scrive:

Mihi parta laus est, quod tu, quod similes tui,
Vestras in chartas verba transfertis mea,
Dignumque longa judicatis memoria.


Fedro fia P Autore delle Favole a lui attribuite, ma ancora fé fia mai vifluto Poeta di quefto nome, dee aggiungerli il Sig- Ab. Stefano Marchefelli, il quale ha rinnovata V opinione dello Scriverlo, che quelle favole fiano opera del celebre Niccolò Perotto, di cui diremo a lungo nella Storia del Secolo XV. Chi avrà la fofferenza (fé vi farà alcuno che (1) lib. de Ludicra diftione. (2) Infam. Famian. p. Z6. Tabbia) di leggere ciò ch’egli ha fcritto fu tale argomento ( N. Raccolu iFOpufc. t. XXIII. XXIV. ), potrà conofeere, di qual pefo fiano le ragioni, ch’egli adduce a difefa della fua opinion?. Io confeflo, che non ho avuto coraggio di leggerlo attentamente, e molto meno ho coraggio di accingermi ad efaminarlo. (3) Paradox, liter, (4; Bihl. Lax. Ub. II. e III. Digitized by Google