Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Parte III. Libro III. | 213 |
le. La facilità maravigliosa di verseggiare fa, che non trovando giammai ostacolo alcuno, ei non si fermi a dubitare, quale tralle molte espressioni sia la più colta, e qual vogliasi preferire alle altre. Quella è per lui la migliore, che il lascia più presto avanzarsi nel suo rapido corso. Confessa egli medesimo di essere insofferente della lima: Sæpe piget (quid enim dubitem tibi vera fateri?) Corrigere, & longi ferre laboris opus163 . Questa stessa felicità d’ingegno gli scuopre i diversi rapporti, che tra loro hanno le cose, di cui ragiona, i moltiplici aspetti, in cui si possono rappresentare, i più vaghi ornamenti, di cui possono rivestirsi. Egli si abbandona al suo ingegno, ne siegue i voli, e per seguirli abbandona talvolta la via, che la natura gli addita. In somma Ovidio sarebbe a mio parere il miglior tra’ Poeti, se, come saggiamente avvertì Quintiliano, egli avesse voluto moderare anziché secondare il suo ingegno164 . Piacemi in ultimo di recare a questo luogo un grazioso pensiero del Conte Algarotti intorno allo stile di Ovidio, il quale però sembrerà per avventura a molti un poetico scherzo anzi che una seria riflessione. Comunque sia, egli afferma, che il poetare d’Ovidio ha molta somiglianza con poetar de’ Francesi: Riunir cose in un sentimento il più che si possa lontane, rallegrar le espressioni con 127 una graziosa antitesi, e rilevare in checchessia quello, che vi ha di maraviglioso, in ciò consistono, se non erro, le qualità principali dello spirito de’ Francesi. Di una simile tempra è lo spirito di Ovidio, talmente che pare, che di tutti gli antichi Poeti egli fosse quello, che meno degli altri avrebbe l’aria forastiera alle Tuillerie e a Versaglia. Tanto più che oltre alle sopradette qualità regna nello stile di Ovidio un cortigianesco ed una galanteria, quali appunto convenivano a’ tempi di Augusto, e quali non disdirebbero a quelli di Luigi XIV. Così egli165.
XLIV. I libri de’ Fasti, de’ quali si sono infelicemente smarriti gli ultimi sei, le Metamorfosi, e le Eroidi, sono le migliori opere di Ovidio166. Le Elegie intitolate Malinconiche, e le
Prima di- Ovidio avea un. altro Voeu, detto Aula Sabino» fcritte pa»
W *T.W’J* P *?? tcr - E1 - E& (3) Peaùen diverti «fi. 127.
lalht. Qnu. kb»X* m.L.
Digitized by Google