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viii | Prefazione. |
giori eran venuti. A qual disordine si darebbe luogo nella Storia, se si volesse seguire il sentimento de’ mentovati Autori? Che direbbono essi, se un Tedesco pubblicasse una Biblioteca Germanica, e vedessero nominati in essa Fontenelle e Voltaire? Eppure non discendono eglino i Francesi da’ Franchi popoli della Germania? Oltre di che, come proveranno essi, che quegli Scrittori discendessero veramente da’ Galli Transalpini? Eran forse essi i soli, che abitassero que’ paesi. Niuno dunque eravi rimasto degli antichi abitatori di quelle Provincie? Non potevano fors’anche molti dall’Italia Cispadana o da altre parti esser passati ad abitare nella Traspadana? Gli stessi Maurini non hanno essi stesa la loro Storia a tutto quel tratto di paese, che or chiamasi Francia? Permettan dunque a noi pure, che usando del nostro diritto nostri diciamo tutti coloro, che vissero in quel tratto di paese, che or dicesi Italia. Ad essa appartengono similmente l’Isole, che diconsi adjacenti, ed esse perciò ancora debbono in questa Storia aver parte, e la Sicilia singolarmente, che di dottissimi uomini in ogni genere di Letteratura fin da’ più antichi tempi fu fecondissima.
Gli stessi Autori della Storia Letteraria di Francia si dichiarano1 di voler dar luogo tra’ loro uomini illustri per sapere anche a quelli, che, benchè non fossero nativi delle Gallie, vi ebbero nondimeno stanza per lungo tempo, singolarmente se ivi ancora morirono. Ed essi hanno in ciò eseguita la loro idea più ampiamente ancora che non avesser promesso. Perciocchè hanno annoverato tra’ loro Scrittori, come a suo luogo vedremo, anche l’Imperador Claudio, perchè a caso nacque in Lione, anzi ancora Germanico di lui fratello, solo perchè è probabile, che egli pur vi nascesse. Nel che non parmi, che essi saggiamente abbiano provveduto alla gloria della loro nazione. Troppo feconda d’uomini dotti è sempre stata la Francia, perchè ella abbisogni di mendicarli, per così dire, altronde, e di usurparsi gli Scrittori stranieri. L’adornarsi delle altrui spoglie è proprio solo di chi non può altrimenti nascondere la sua povertà. Io mi
- ↑ Pref. p. VII.