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182 Storia della Letteratura Italiana.

Eccovi dunque, dice il ragionatore mylord, Orazio disegnato da Virgilio sotto due nomi, cioè di amico delle Muse, di cui Orazio piacevasi, e di Creteo, perchè Orazio volea gittare nel mar di Creta tutti i mesti pensieri. Io crederei di abusar troppo del tempo, se mi trattenessi i ribattere tai conghietture. A questo modo non vi sarebbe poeta alcuno, o alcun ragguardevole personaggio che non vedessimo rammentato da Virgilio, o da qualunque altro scrittore. Morì finalmente Orazio nel consolato di C. Marcio Censorino e di C. Asinio Gallo l'anno di Roma 745 a' 27 di novembre nel 57 anno dell'età sua, cioè nell'anno stesso in cui morì il suo protettor Mecenate (Dio. Hist. l. 55), avverandosi in fatti ciò che Orazio per espressione di affettuosa riconoscenza avea già scritto, che l'amicizia avrebbeli uniti perfino in morte.

XVI. Tal fu la vita di Orazio, uomo, come dalle sue poesie si raccoglie dato a' piaceri e nemico di qualunque cosa gli potesse recar turbamento; ma che di mezzo a molti lascivi componimenti molti ne ha ancora pieni di morali giustissimi sentimenti. Qui però dobbiam solo considerarne il valore poetico, e la gloria che da lui ne venne a' Romani. Egli si vanta, e a ragione, di essere stato il primo tra loro che ardisse di tentare la lirica poesia. Catullo qualche picciolo saggio di questo genere ci ha lasciato; ma non si può veramente chiamarne autore. Orazio tutto vi si consacrò e coltivollo con felicità così grande, che merita certo di stare al paro co' più rinomati tra' Greci. Egli modestamente ricusa di esser detto imitatore di Pindaro (l. 4, od. 2); ma le sue poesie stesse ci vietano di dargli fede. L'enfasi, l'entusiasmo, la forza che in esse regna, e i rapidissimi voli a cui spesso si abbandona, cel mostran pieno di quel qualunque siasi furore che solo forma i poeti; ma Sue poesie liriche e loro eccellenza.nel più vivo entusiasmo egli sempre conserva quella proprietà ed eleganza e nobiltà di espressione, che li rende perfetti. Ciò ch'è più ammirabile, si è che Orazio imitator sì felice di Pindaro quando ha tra le mani un argomento sublime, è ancora imitator nulla meno felice di Anacreonte negli argomenti più scherzevoli e più leggiadri. Intorno a che veggansi le belle riflessioni del co. Algarotti nel Sag(1) Dio Hill. 1. IV. t») Ito. IV. Od IL