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Parte III. Libro III. |
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ttore ci ha parlato di Cicerone, come di
eccellente poeta; nè grande sollecitudine vi è stata di
tramandarci i suoi versi, de' quali poco più abbiamo che
ciò ch'egli in altre sue opere ci ha conservato. Noi ci
contenteremo adunque di dir con Plutarco (in Cicer.),
che dapprima ei fu riputato il primo tra' romani poeti,
quando cioè, il poema di Lucrezio, non che quelli de'
posteriori scrittori. non avea ancor veduta la pubblica
luce. Ma che sorgendo poscia altri assai più eccellenti
poeti, la gloria poetica di Cicerone venne meno in tutto
e svanì. Perciò lasciando in disparte le poesie di
Cicerone, di lui ci riserberemo a parlare quando
dell'eloquenza dovrem tenere ragionamento, al qual
luogo potrassi egli mostrare senza pericolo che alcun gli
contrasti il primo onore, e frattanto ci volgeremo a
favellare di tre poeti da' quali la poesia latina fu alla
maggior perfezione condotta a cui ella arrivasse
giammai.
X. Parlo di Tibullo, di Orazio, e di Virgilio,
che vissuti al medesimo tempo furono i tre
principali ornamenti del felice secol
d'Augusto, e i tre migliori poeti, ardisco dirlo, che allora
e poscia vivessero tra' Latini. Per cominciar da Tibullo,
assai scarse son le notizie che di lui ci sono rimaste. Se
di lui fosse veramente quel verso che tra le sue poesie si
legge (lib. 3, el. 5), in cui dice ch'ei nacque a quell'anno
Cum cecidit fato Consul uterque pari,
noi avremmo certa l'epoca del suo nascimento;
perciocchè in questo verso chiaramente sono indicati i
due consoli Irzio e Pansa, che l'an. 710 di Roma
morirono nella guerra civile contro di M. Antonio. Ma il
ch. Giovannantonio Volpi nella Vita di Tibullo premessa
alla bella edizione da lui fattane in Padova l'an 1749
reca più argomenti di Giuseppe Scaligero e di Giano
Dousa a provare che quel verso non è di Tibullo, ma sì
tolto da Ovidio, tra le cui opere veramente si trova, e
che Tibullo nacque certamente assai prima. Anche
l'epoca della