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174 Storia della Letteratura Italiana.


vasi in Ovidio; così non meritan lode coloro che studiano d'introdurvi un'affettata durezza, e a questa più che alla sceltezza dell'espressioni pongono mente. Alcuni han fatto Catullo autore dell'antico inno intitolato Pervigilium Veneris; ma veggasi l'edizione che di esso ha fatta il celebre presidente Bouhier, ove egli mostra che lo stile non è quale si usava all'età di Cesare e di Augusto, e molto meno è lo stil di Catullo; e conghiettura che sia stato composto circa i tempi di Nerva.

IX. Seguendo l'ordin de' tempi dovremmo qui far menzione di Cicerone, il quale nella poesia ancora volle esercitarsi, e forse con isperanza di averne fama di valoroso poeta. Prese egli in primo luogo, essendo ancora in età giovanile (De Nat. Deor. l. 2, n. 41), a recare in versi il poema greco di Arato sull'astronomia intitolato Phænomena, e inoltre un altro poema de' Pronostici dello stesso autore. Un poema ancora sulla Vita di Mario compose, e finalmente, oltre altri più brevi componimenti, un lungo poema diviso almeno in tre libri sulle imprese del suo consolato, nel quale certo non avrà egli perdonato a studio e a diligenza, ma ottenne egli perciò in poesia quella fama che in altre scienze ottenne meritamente? Io so che alcuni anche ne' versi di Cicerone ritrovano maravigliose bellezze; che questo è privilegio degli uomini grandi, che grande sembri ad alcuni qualunque ancorchè piccola cosa a loro appartenga. Fra gli altri l'ab. Regnier des Marais, nella traduzion francese ch'egli ci ha data de' libri de Divinatione, afferma che ne' poeti latini, ove se ne tolgano que' di Virgilio, pochi versi vi sono che a que' di Cicerone si possano paragonare (57)

. Ma invero niun antico scrit1

  1. 57 Fra gli ammiratori delle poesie di Cicerone deesi annoverare anche il sig. di Voltaire, il quale nella perfezione al suo Catilina ne dice gran lodi; e ne reca in gran saggio alcuni versi che ancor ci rimangono tratti da un suo poema sulle imprese di Mario, in cui descrive un'aquila che ferita da una serpe contro di essa si volge e la trafigge e la sbrana. Questi versi son certamente assai belli e degni della traduzione leggiadra che il sig. di Voltaire ne ha fatta. Essi però bastano bensì a mostrarci che Cicerone avrebbe potuto essere eccellente poeta, il che da noi non si nega, ma non a mostrarci ch'ei fosse veramente tale. Un uomo di pronto e vivace ingegno, come egli era, può in qualche occasione poetare felicemente; ma s'egli non coltiverà in questa parte il suo talento, non perciò dovrà dirsi poeta insigne. Gli altri versi che abbiamo di Cicerone, non son certamente uguali a' que' pochi che il sig. di Voltaire ha tradotti; ed essi ci fan vedere che, benchè egli avesse talento ancor per la poesia, nondimeno avendo più cari altri studj, non curò di aver in essa gran nome.