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tanto tempo avea deformata l’Italia”. L’altro è il Sig. de Sade Autore delle Memorie per la Vita di Francesco Petrarca stampate colla data d’Amsterdam l’anno 1764, che nella Lettera agli eruditi Francesi premessa al primo tomo „Rendiam giustizia, dice1, all’Italia, e sfuggiamo il rimprovero, che i suoi Scrittori ci fanno, di esser troppo invidiosi della sua gloria, e di non voler riconoscere i nostri Maestri. Convien confessarlo: a’ Toscani, alla testa de’ quali si dee porre il Petrarca, noi dobbiamo la luce del giorno, che or ci risplende: egli ne è stato in certo modo l’aurora. Questa verità è stata riconosciuta da un uomo, che tra voi occupa un luogo assai distinto. Egli c’insegna2, che i Toscani fecer rinascer le scienze tutte col sol genio lor proprio, prima che quel poco di scienza, che rimasta era a Costantinopoli, passasse insiem colla lingua Greca in Italia per le conquiste degli Ottomani”.
Un sì bel vanto, di cui l’Italia va adorna, ha fatto, che molti Eruditi Oltramontani si volgessero con fervore alla Storia della nostra Letteratura; e in questi ultimi tempi singolarmente abbiam veduto esercitarsi in questo argomento, e dare alla luce Opere assai pregevoli Tedeschi e Francesi di non ordinario sapere. Così trai primi Giovan Burcardo, e il sopraccitato Otton Federico Menckenio, Giangiorgio Schelornio, e Gian Alberto Fabricio; e tra’ secondi gli Autori delle Vite degli Uomini e delle Donne illustri d’Italia, il già lodato Signor de Sade, ed altri han preso a diligentemente illustrare quali uno quali altro punto della nostra Storia Letteraria. Egli è questo un nuovo argomento di lode alla nostra Italia; ma potrebbe anche volgersi a nostro biasimo, se, mentre gli stranieri mostrano di avere in sì gran pregio la nostra Letteratura, noi sembrassimo non curarla, ed essi avessero a rinfacciarci, che ci conviene da lor medesimi apprendere le nostre lodi. E veramente ce l’hanno talor rinfacciato; come fra gli altri il mentovato Autore delle Memorie per la Vita del Petrarca, il quale con modesto bensì ma assai pungente rimprovero si maraviglia, che noi non abbiam finor sapute non