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Parte III. Libro II. | 117 |
na un’azion teatrale, l’anno innanzi alla nascita di Ennio, cioè l’anno 514 dopo la
fondazion di Roma, come dice l’autore, che noi seguiamo (cioè Attico); perciocché intorno al
numero degli anni vi ha controversia tragli Scrittori. In fatti ne’ Fasti Capitolini i due Consoli
mentovati si veggon segnati l’anno precedente; e Cicerone stesso altrove più dubbiosamente ragiona
di questa Epoca: Circa 510 anni, egli dice3, dopo la fondazion di Roma Livio rappresentar fece una
favola Teatrale, essendo Consoli C. Claudio (che è lo stesso che Clodio) figliuol del Cieco, e M.
Tuditano, un anno innanzi al nascer di Ennio. Il che per ultimo da Gellio ancor si conferma4:
Essendo Consoli (C. Claudio) Centone figliuol di Appio Cieco, e M. Sempronio Tuditano, Livio
prima d’ogni altro rappresentar fece in Roma una favola teatrale.
II. Noi abbiam dunque l’Autore della prima Azion Teatrale, che si vedesse in Roma, e l’Epoca ancora ne abbiamo, che noi coll’autorità de’ fasti Capitolini fisseremo all’anno 513. Piacemi a questo luogo di riportare il passo dello storico Livio, ove tutta l’origine del Teatro Romano, e ciò, che da Andronico vi fu primamente introdotto, diligentemente descrive: Poiché la violenza della peste, dic’egli all’anno di Roma 3895, né per uman consiglio, né per divino aiuto non rimetteva, dicesi, che tralle altre cose a placar lo sdegno de’ Numi adoperate, i giuochi scenici ancora s’introducessero; oggetto nuovo a quel popolo bellicoso, che gli spettacoli soli del Circo avea finallora veduti. Fu questa nondimeno allora, come esser sogliono tutti i principj, cosa tenue, e presa ancora dagli stranieri. Alcuni Giocolieri fatti venir dall’Etruria, senza versi di sorta alcuna, a suon di flauto saltando menavano alla maniera loro non isconce danze. La Gioventù Romana prese poscia ad imitarli, scherzando vicendevolmente tra loro con rozzi versi, e saltando in maniera alle cose, che essi dicevano, adattata. Ebbe plauso la cosa, e col frequente ripetersi venne in uso. Gli Attori detti furono Istrioni dall’Etrusca parola Ister, con cui appellavansi i Giocolieri, e non usavano già più essi i rozzi e mal tessuti versi Fescennini, ma una specie di satira composta a metro, e accompagnata da canto e da salto regolato a