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68 Storia della Letteratura Italiana.

e lor servisser di scorta. I Locresi popoli della Grecia grande, dicesi dal Fabricio1, che i primi fosser tra i Greci, e quindi tra tutti i popoli di Europa, che avessero leggi scritte. Zaleuco di Locri schiavo prima e pastore, secondo alcuni, e poscia pe’ suoi meriti posto in libertà, ma secondo Diodoro2 uomo di chiaro lignaggio, fu il loro Legislatore, ed egli vien riputato più antico di Solone, di Licurgo, e di altri celebri Greci Legislatori3. Egli dalle leggi de’ Cretesi, de’ Lacedemoni, e degli Ateniesi, leggi, che non erano ancora scritte, ma per tradizione passavano da’ padri a’ figli, raccolse quelle, che gli parver migliori, altre ne riformò, altre ne aggiunse, e il primo corpo di Leggi scritte venne formando in Europa. Egli è vero, che fu opinion di Timeo, che questo Zaleuco non mai ci vivesse al mondo; ma al testimonio di Timeo contrappone Cicerone quello di Teofrasto4, scrittore, secondo molti, più autorevole di Timeo, e la tradizione costante di tutti i Locresi. Delle leggi di Zaleuco un saggio abbiamo in Diodoro5, da cui veggiamo, quanto saggio e religioso Legislatore egli fosse, perciocchè esse avevano questo principio: Richiedersi da’ suoi Cittadini, che innanzi ad ogn’altra cosa abbian per fermo esservi gli Iddii; e che volgendo al Cielo lo sguardo e il pensiero, e considerandone la struttura e l’ordin maraviglioso, non pensino quello essere stato lavoro o di fortuito caso o di umano accorgimento; quindi rispettino e onorino gli Iddii, da’ quali ogni bene e ogni vantaggio viene agli uomini. Abbiamo inoltre l’animo da’ vizj d’ogni sorta sgombero e puro; perciocchè gli Iddii non tanto de’ sacrificj e delle sontuose feste si piacciono, quanto de’ saggi ed onesti costumi degli uomini. A qual tempo egli vivesse, non si può esattamente determinare. Diodoro il fa discepolo di Pittagora; ma il Bentley nella Apologia della sua Dissertazione sopra le Lettere a Falaride attribuite con buoni argomenti dimostra, essere stato Zaleuco più di Pittagora antico. I due fatti, che di lui si raccontano, cioè, che avendo egli nelle sue leggi ordinato, che agli adulteri cavati fosser gli occhi, sorpreso in adulterio il proprio suo figlio, il rigo-

  1. Bibl. Græc. lib. II c. XIV.
  2. Lib. XII.
  3. V. Bruck. tom. I p. 435.
  4. De Leg. lib. II.
  5. Loc. cit.