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mettono foce in un solo lago, donde escono, al nord il Nilo propriamente detto, ad occidente il Nilo di Ghana (Nigir). A questa opinione di Edrisi si conformarono, più o meno letteralmente, i posteriori geografi arabi, come si scorge dalla seguente descrizione che fa del Nilo uno scrittore arabo della seconda metà del secolo XV, in un libro intitolato Kukeb-er-Raudhat (la Stella del giardino): «Il Nilo viene dalla montagna El-Kamar, che si trova al di là dell’equatore. Alla sua sorgente forma dieci fiumi; cinque di questi si dirigono verso un punto in cui formano un lago, gli altri cinque formano un secondo lago. Da ciascuno di questi laghi escono due fiumi che si versano in un terzo grande lago situato nel primo clima. È da questo lago che esce il Nilo, come pure il Rana (il Nilo di Ghana, Nigir?) e il fiume di Abissinia»1.

20. La costa orientale d’Africa. — Nella geografia di Tolomeo la costa orientale dell’Africa si dirige, come si è osservato in altro luogo2, ad oriente, per unirsi, mediante una terra incognita, colle coste orientali dell’India posteriore, facendo così dell’Oceano Indiano un mare chiuso per ogni lato. Malgrado le loro navigazioni verso la Cina e le Indie Orientali, gli Arabi non giunsero ad emanciparsi compiutamente da questo errore. Essi opinavano, cioè, che, a partire dal Bab-el-Mandeb, la costa africana si sviluppasse uniformemente nella direzione di oriente. Per tal modo scompariva affatto la sporgenza orientale dell’Africa che ha termine al capo Guardafui, mentre la costa dello Zanguebar veniva a porsi quasi dirimpetto al delta dell’Indo, quella di Sofala dirimpetto all’isola di Ceylon, e l’ultima parte di essa costa dirimpetto alle Indie Orientali, per cui, nella carta di Edrisi, Madagascar è tanto vicina a Sumatra od a Giava, da confondersi con queste in una sola e grande isola. L’Oceano Indiano si presenta, così, sotto la forma di una grande valle chiusa tra l’Asia meridionale e la costa di Mozam-


  1. Dewulf, in Bollettino della Società geografica di Parigi, 1875, I, pag. 453.
  2. V. Parte prima, pag. 89 e 90.