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Capitolo I.


Le invasioni barbariche ― La propagazione del Cristianesimo ― Ammiano Marcellino ― Macrobio ― Marciano Capella ― La geografia patristica ― La geografia esploratrice. Zemarco e Cosma Indopleuste.


1. Le invasioni barbariche. ― Nel crescere eccessivo della popolazione sta, secondo Niccolò Machiavelli, una delle cause principali delle migrazioni. «I popoli, egli dice sul principio delle Storie Fiorentine, i quali nelle parti settentrionali di là del fiume Reno e del Danubio abitano, sendo nati in regione generativa e sana, in tanta moltitudine spesse volte crescono, che parte di loro sono necessitati abbandonare i terreni patrii, e cercare nuovi paesi per abitare»[1]. Non è però necessario che l’aumento della popolazione assuma delle grandi proporzioni perchè ciò avvenga, imperocchè, mentre un popolo agricoltore e commerciante vive agiatamente in angusto spazio, vastissime contrade sono insufficienti alle orde pastorali[2], e si può asserire in generale, che tanto maggiore è lo spazio necessario alla vita materiale, quanto minore è il grado di cultura dei popoli. La storia delle migrazioni ci avverte eziandio che, una volta cominciato il movimento di migrazione, tribù e nazioni intere persistono, per secoli, in una certa inquietezza che le conduce, alla minima scossa, ad abbandonare le loro nuove dimore[3]. Il fatto del quale ci informa Erodoto (IV, 24), che gli Sciti Nomadi, mentre abitavano l’Asia, essendo

  1. Lo stesso concetto era già stato espresso da Paolo Diacono, scrittore del secolo 8°, nell’opera De gestis Langobardorum, lib. I, cap. 1 e 2.
  2. Boccardo, Storia del Commercio, pag. 77.
  3. Ratzel, Antropogeographie, pag. 442 e 443.