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dà al monte Calpe la longitudine di 8° 30’, e pone Alexandria ad Issum (Iskenderun o Alessandretta) sotto il meridiano di 60°, per cui la lunghezza del grande asse del Mediterraneo verrebbe ad essere di 51° 30’, superiore alla vera di 9° 58’.

L’astronomo Zarqala od Arzachel (seconda metà del secolo XI), il quale sceglieva a meridiano fondamentale quello condotto per la città di Arim situata sotto l’equatore e ad una longitudine di 90° dal meridiano delle Isole Fortunate, poneva la città spagnuola di Toledo a 4 ore e 6 minuti (cioè a 61° 30’, in ragione di 15° per ogni ora di differenza nel tempo) dal meridiano di Arim nella direzione di occidente, e a 3 ore 26 minuti (51° 30’) da Bagdad nella medesima direzione. Ora la costa occidentale della Siria, sotto il parallelo della città di Bagdad, trovasi a 8° 20’ da questo luogo verso occidente, e, per altro lato, il meridiano di Toledo forma con quello di Ceuta un angolo di 1° 20’ verso oriente: l’asse del Mediterraneo viene così ad essere espresso, in longitudine, da 1° 20’ + (51° 30’ - 8° 20’), cioè da 44° 30’, superiore allo sviluppo vero di soli 3° 45’ circa.


18. Le navigazioni degli Arabi. — Già parecchi secoli prima dell’arrivo delle navi portoghesi nelle acque dell’Oceano Indiano, gli Arabi frequentavano questo mare per ragioni di commercio, e si erano resi famigliari coi paesi che lo limitano ad occidente e a settentrione. Lungo tutta la costa orientale africana, dal capo degli Aromati (capo Guardafui) al capo Corrientes dirimpetto alla grande isola di Madagascar, essi fondarono numerose colonie, tra cui quelle fiorentissime di Magadoxo, Melinda, Mombaz, Sofala e Mozambico. Altre ne fondarono pure in Madagascar, che essi chiamarono Isola Grande, e ancora in oggi si incontrano colà, a lato della popolazione malese dominante, i discendenti di quelle antiche famiglie di coloni arabi. Col paese di Sofala, ricco di oro, terminano le cognizioni geografiche degli Arabi nella Etiopia orientale: il mare che si estendeva a mezzodì di quella regione era ritenuto come non navigabile, ed i popoli della costa erano conosciuti col nome generale di Cafri (Infedeli), il quale rimane tuttora nella no-